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forte e affrettavo la sua marcia troppo lenta per la mia stanchezza e la mia impazienza. Stupito di non so che ostacolo sconosciuto, egli si slanciava a sbalzo, gettava dalle narici dei nitriti di fuoco, s’impennava per terrore e arretrava ancor più spaventato per i lampi che i ciottoli spezzati facevano zampillare sotto i miei passi.
Flegone! Flegone! gli dissi io, battendo colla mia testa aggravata il suo collo che si raddrizzava per lo spavento, o mio caro Flegone, non è forse tempo di arrivare a Larissa ove ci aspettano i piaceri e sopratutto un dolcissimo sonno?!
Ancora un istante di coraggio e dormirai su un letto di fiori scelti; poichè la paglia dorata che si raccoglie pei buoi di Cerere non è abbastanza fresca per te... Tu non vedi, rispose l’animale trasalendo... non vedi le torcie che scuotono davanti a noi e divoranti l’erica mescolando dei vapori mortali all’aria che respiro... Come vuoi tu che io attraversi i loro cerchi magici e le loro danze minacciose, che farebbero indietreggiare fino i cavalli del sole?!
Eppure il passo cadenzato del mio cavallo continuava sempre a risuonare nel mio orecchio e il sonno più profondo sospendeva ancor più a lungo le mie inquietudini. Solo da un momento all’altro avveniva che un gruppo rischiarato da fiamme bizzarre passava ridendo sulla mia testa... che uno spirito deforme, sotto le apparenze d’un mendicante o di un ferito, si attaccava al mio piede, facendosi trascinare con orribile gioia, o che un vecchio orrendo avente in sè la laidezza vergognosa del delitto e quella della caducità, si slanciava in groppa dietro di me legandomi colle sue braccia scarne come quelle delta morte.
— Andiamo, Flegone, gridai io, andiamo, o il più bel corsiero che mai nutrito abbia il monte Ida, affronta i perniciosi terrori che incatenano il tuo coraggio! Questi demoni non sono che vane apparenze! La mia spada roteata sulla tua testa divide le loro forme ingannatrici che si dissipano come nubi. Quando colpiti dal sole nascente i vapori del mattino galleggianti al disopra delle nostre montagne, le attorniano con una cintura semitrasparente, la loro cima, separata dalla base sembra sospesa nei cieli da una mano invisibile. È cosi, Flegone, che le streghe della Tessaglia si dividono sotto il taglio della mia spada. Non senti da lontano le grida di piacere che s’innalzano dalle mura di Larissa?... Ecco, ecco le torri superbe della citta di Tessaglia, così cara alla voluttà; e questa musica che vola nell’aria, è il canto delle sue fanciulle.
Chi di voi, sogni seduttori, che cullate l’anima ineb-