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carlo nodier. 5

dando calci alla grammatica e quel ch’è peggio, al senso comune. Tutt’altro! il Nodier fu invece colto e profondo nella sua bellissima lingua; e il suo stile immaginoso e smagliante abbellì collo studio indefesso e paziente degli antichi e della lingua viva del sedicesimo secolo, pur rimanendo originale. Di lui come filologo abbiamo il Dictionnaire des onomatopèes, opera di polso che gli dette fama di eminente teorico.

Della sua valentia come romanziere fan fede: I Vampiri, Giovanni Sbogarro, Teresa Aubert, Trilbiz, la Fata delle Briciole, letti ancor oggi e gustati da chi ha senso squisito del bello.

Ai racconti fantastici che si pubblicano in questo volumetto, abbiam creduto ben fatto raggiungere un discorso dell’autore stesso intorno al fantastico in letteratura, dove egli, scorrendo rapidamente le letterature antiche e moderne, mostra quanta parte esso ebbe nella creazione dei grandi capolavori del genio; ed abbiam creduto bene di aggiungerlo perchè in tal modo i lettori sapranno da lui medesimo quali siano state le ragioni che lo mossero a scrivere questi ed altri racconti fantastici coi quali, facendoti dimenticare le miserie di questa grama vita, ti trasporta in un altro mondo popolato di genii, di mostri, di folletti e di fate dalla bellezza strana, abbagliante, fantasmagoria a cui un tempo si divertivano anche i vecchi e che oggi è lasciata in un canto da una generazione spoetizzata e spoetizzante, che non tiene per buono e per bello che quanto serve a impinguar la borsa. Buon pro le faccia!