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indirizzo è non v’è ragione perchè questo viaggio finisca in tutta l'eternità, avendo quest’amabile principessa molto sventata, come lo vuol l’età sua, ben pensato a dirmi in qual modo il suo calesse si metteva in cammino, ma non ciò che bisogna fare per fermarlo.

Di fatto Tesoro delle Fave si era servito senza risultato di tutte le più sgarbate interiezioni da lui potute raccogliere, salvo la modestia, dalla bocca blasfematoria dei vetturini e de’ mulattieri, gente di povera educazione e di brutto linguaggio. Il maledetto oalesse correva sempre, correva come una saetta, e mentre egli cercava nella memoria tanto per variare, le apostrofi più eufoniche, quali non potrebbe insegnarne di migliori la retorica, il signor calesse tagliava le latitudini a gran corsa e passava sul ventre di dieci reami in un amen.

— il diavolo ti porti, cane d’un calesse! gridava Tesoro delle Fave, e il diavolo docilissimo non mancava di trasportare il veicolo dai tropici ai poli e dai poli ai tropici e di condurlo torno torno alla sfera senza riguardo al cambiamento insalubre delle temperature. Vi era di che arrostire o di gelare in un attimo; se Tesoro delle Fave non fosse stato dotato, come abbiamo più volte ripetuto d’un’ammirabile intelligenza.

— Vediamo, disse fra sè; poichè Fior de’ Piselli l’ha lanciato attraverso il mondo dicendo: Partite, cece!... lo si arresterà forse, dicendo il contrario. Quello era estremamente logico.

— Fermate, cece! gridò Tesoro delle Fave, facendo schioccare il pollice della mano dritta contro il medio, come aveva visto fare da Fior de’ Piselli.

Badate se un’accademia tutt'intera avrebbe cosi ben trovato! Il cece si fermò cosi prontamente che non l’avreste fermato meglio, ficcandolo contro terra con un chiodo. Tesoro delle Fave discese dal suo equipaggio, lo raccolse accuratamente e, dopo di averne tolta la valigia lo fe’ scivolare in una borsa di cuojo ch’egli aveva nella sua cintura per chiudervi i campioni delle fave.

Il posto in cui il calesse ai Tesoro delle Fave si era fermato per comando di lui non è descritto dai viaggiatori. Bruce lo pose alle sorgenti del Nilo, Douvelle al Congo e Caillé a Tomboctù. Era una pianura sconfinata secca, sassosa e selvaggia così che non vi si trovava un boschetto in cui ricoverarsi, nè un musco del deserto per posar la testa addormentata, nè una foglia nutriente e refrigerante per acquietare la fame e la sete. Tesoro delle Fave non se ne inquietò punto. Coll’unghia fendette acconciamente la valigia, ne staccò uno degli scrignetti di cui Fior de’ Piselli gli aveva fatta la descrizione.