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32 | racconti fantastici |
senza di me. E chiamatevi anche avventurato, se v’accomoda che non vendichi sul vostro villano corpaccio, il marito della capretta, il padre della caprettina, e la cui famiglia è ridotta per la vostra crudeltà in una desolante miseria. Lo dovrei forse e lo farei se non fossi educato all’orrore del sangue fino al punto di risparmiar quello d’un lupo.
Il lupo che tutto aveva ascoltato, umilmente, levando gli occhi al cielo come per chiamarlo in testimonio, uscì in una lunga e lamentevole esclamazione:
— Potenza divina, che m’avete dato abito da lupo, disse singhiozzando, voi sapete se nel mio cuore ho nutrito mai delle malvagie inclinazioni! Voi siete padrone tuttavia, monsignore, aggiunse fiducioso colla testa rispettosamente tesa verso Tesoro delle Fave, di disporre della mia triste vita, che rimetto nella vostre mani, senza paura e senza rimorsi. Morirò contento per mano vostra, se vi piace immolarmi in espiazione dei delitti pur troppo accertati della mia razza, poichè io vi ho sempre amato teneramente e perfettamente onorato, dal tempo in cui pigliavo un dolce piacere di accarezzarvi nella culla, mentre la signora vostra madre era fuor di casa. Voi foste fin d’allora di così buono e maestoso aspetto che, vedendovi appena si sarebbe indovinato, che sareste diventato un principe possente e magnanimo come siete. Vi prego soltanto di credere, prima di condannarmi, che io non ho mai lordate le mie zampe sanguinose nell’assassinio dello sfortunato sposo della capretta. Allevato nei principii di astinenza e di moderazione, a cui non derogai in tutta la mia vita da lupo, io era allora in missione per ispargere le sante dottrine della morale fra le tribù lupesche che appartengono alla mia comunità per ritornarle man mano coll’insegnamento e coll’esempio alla pratica del regime frugale che è lo scopo essenziale della perfettibilità dei lupi. Io vi dirò di più, monsignore, lo sposo della capretta fu amico mio, accarezzavo in lui delle felici disposizioni e viaggiavamo sovente insieme, discorrendo alla buona, poiché egli aveva molto spirito naturale e gusto ad imparare. Una maledetta questione di precedenza (voi sapete quanto il carattere della sua nazione è permaloso a questo riguardo) cagionò la sua morte, me assente, ed io non me ne sono ancora consolato!
E al vedere, il lupo piangeva di tutto cuore nè più nè meno della capretta.
— Voi però mi seguivate, disse Tesoro delle Fave, senza rimettere le doppie punte dello zappino.
— È vero, monsignore, rispose il lupo , ridendo sotto i baffi, vi seguivo nella speranza di interessarvi per le