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CARLO NODIER





«Merimée all’Accademia francese fu il successore del Nodier che nella sua carriera letteraria sempre ebbe favorevole la fortuna, la quale gli riserbò anche per ultima soddisfazione un panegirista benevolo ed arguto, che volle e seppe appropriargli qualità di scrittore, di cui in vero non aveva che le apparenze1. Il Nodier s’è provato in tutti i generi letterari e, a voler proprio dir pane al pane, non è riuscito in alcuno. Il Merimée lo sapeva benissimo e meglio di tutti; ed è così ch’egli ha segnalato il punto vulnerabile del suo predecessore: «Non basta, disse La Rochefoucauld, essere fornito di doti straordinarie, bisogna averne l’economia». E il Nodier quest’economia non l’ebbe; si è sciupato da per tutto senza raccogliere briciola da nessuna parte. Reputazione superficiale, insomma; e il Merimée non fu, credo, buon profeta quando annunciò che il favore con cui a’ nostri giorni furono accolte le opere di lui non lo abbandoneranno mai più2.

Fin qui il signor Charpentier, il quale, a mio debole avviso parmi di una severità fuor di misura e anche un tantino ingiusto nel giudicare uno scrittore che la letteratura francese deve annoverare, se non tra i sommi, certo fra gli eccellenti.

  1. All’Accademia francese il nuovo accademico nell’adunanza solenne del suo ricevimento deve far l’elogio del suo antecessore.
  2. J. P. Charpenter, La litterature française au dixneuviéme siécle, pag. 170-171.