Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
tesoro delle fave, ecc. | 29 |
sogna che ti dica ohe vi è una grande città a tre quarti di lega di qua, dove s’incontrano ad ogni piè sospinto dei signori con abiti d’oro e delle dame con vesti d’argento e mazzi di rose tutt’in giro.
La tua piccola figura così graziosa e si sveglia non mancherà di colpire d’ammirazione; e io sarei molto sorpresa se la giornata passasse senza che o in corte, o negli uffici, tu non ottenessi una di quelle professioni onorevoli con cui molto si guadagna e non si lavora. Mangia dunque, mangia, carino, e non ti privare di questo brodo col miele e un tantin di anice verde.
Siccome tu conosci meglio il valor delle fave che quello delle monete, continuò la vecchia, tu venderai sul mercato questi sei quartucci scelti e molto abbondanti.
«Non ne misi di più per non caricarti troppo, ma son tanto care le fave che sarai ben imbarazzato di portarne il prezzo se ti pagassero tutto in oro. Intendiamo poi io e tuo padre, che tu ne impieghi una meta nello sollazzarti onestamente, come si conviene alla tua età, o nella compera di qualche gioiello squisitamente lavorato proprio a ricrearti alla domenica, come un orologio d’argento con ciondoli di rubino o di smeraldo, balocchi di avorio e trottole di Norimberga. Il resto della somma depositerai alla cassa.
«Va dunque, tesoretto mio. poichè hai bevuto il tuo brodo, e bada a non perder tempo a rincorrere le farfalle, poichè noi morremmo di dolore se tu non fossi ritornato prima di notte. Tien sempre la strada maestra e guardati dai lupi.
— Voi sarete obbedita, mamma, rispose Tesoro delle Fave abbracciando la vecchia; quantunque amassi meglio di passar la giornata al campo. Quanto ai lupi, io li ucciderò col mio zappino bidente.
Ciò detto, appese bravamente alla cintura la sua arma e parti con passo risoluto.
— Ritorna di buon’ora; gli gridò a lungo la vecchia, cui doleva già d’averlo lasciato partire.
Tesoro delle Fave camminò, camminò, facendo delle terribili sgambate, come un uomo di cinque piedi, e guardando di qua e di là, le cose d’apparenza a lui sconosciute che si trovavano lungo la via: poichè non aveva pensato mai che la terra fosse così grande e così curiosa.
Però quand’ebbe camminato più d’un’ora, il che arguiva dall’altezza del sole, stupito di non essere ancora alla città, dal passo svelto tenuto fin allora, gli sembrò che gli si gridasse:
— Bu, bu, bu, bu, bu, bu, tuì! fermo, signor Tesoro delle Fave, ve ne prego!