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AristocratismoDescartes, dominio della ragione, dimostrazione della sovranità della volontà.

FemminismoRousseau, dominio del sentimento, dimostrazione della sovranità dei sensi. Tutto falso.

AnimalismoSchopenhauer, dominio degli appetiti, dimostrazione della sovranità dell’animalità. Più onesto, ma tetro.

Il 17° secolo è aristocratico, sistematore, sprezzante della parte animale, severo verso il cuore, freddo, anzi senza sentimento, «antitedesco», avverso al burlesco e al naturale, generalizzatore e noncurante del passato: perchè esso ha fede in sè. Molta rapacità, in fondo, molta abitudine ascetica per poter rimanere predominante. E’ il secolo della forza della volontà e anche della forte passione.

Il 18° secolo è dominato dalla donna, morbosamente sentimentale, ricco di spirito, superficiale, ma con uno spirito messo a servizio del desiderio, del cuore, libertino nei godimenti delle cose più spirituali, minante ogni autorità; ebbro, allegro, chiaro, umano, falso dinanzi a se stesso, molto briccone in fondo, socievole....

Il 19° secolo è animalesco, sotto terra, odioso, realistico, plebeo e, appunto per questo, «migliore», «più onesto», ossequente ad ogni specie di «realtà», più vero; ma debole di volontà, ma triste, smanioso del tetro, fatalista. Non ha considerazione o timore nè per la ragione nè per il cuore. Profondamente persuaso del dominio degli appetiti (Schopenhauer parlò di «volontà», ma nella sua filosofia niente è più caratteristico del fatto che in essa manca la vera volontà). Persino la morale è ridotta ad un istinto (alla compassione).

Augusto Comte è continuazione del 18° secolo (dominio del cuore sulla testa, sensualismo nella teoria della conoscenza, sentimentalità altruistica).

Il fatto che la scienza è diventata così sovrana, dimostra che il 19° secolo si è liberato dal dominio degli ideali. Soltanto una certa moderazione nel desiderio rende possibile la nostra curiosità e rigidità scientifica — questa nostra specie di virtù.

Il romanticismo è il contraccolpo del 18° secolo, una specie di esagerato bisogno di quella stessa esaltazione in grande stile (in realtà vi è molta teatralità, molti inganni di sè; si voleva rappresentare la natura forte, la grande passione).