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Presentiamo tradotta, per la prima volta in italiano, l’opera che Nietzsche vagheggiò per anni come esposizione organica e compiuta della sua dottrina, e che lasciò soltanto abbozzata in una quantità di note dal 1882 al sopraggiungere della malattia.

La presente traduzione è condotta sull’ultima recente edizione che è la prima in cui l’opera si presenta con unità e compiutezza di libro, essendosi lo studioso che l’ha curata preoccupato di ordinare il materiale secondo il piano fissato da Nietzsche stesso in una nota del marzo 1887, e di trascegliere nel caos delle note quanto si coordina in esposizione unitaria della dottrina fondamentale di Nietzsche.

Doveva essere, fin da quando scriveva il «Zaratustra» e segnava le prime note, il capolavoro in prosa, l’opera complessiva e fondamentale: «qualcosa di immenso e portentoso». Doveva essere l’esposizione della sua visione del mondo intorno a quella che ne era divenuta l’idea centrale: la volontà di potenza.

Doveva essere l’opera d’arte — da cui non si può pensare scompagnato il pensiero di Nietzsche: anche qui la più vagheggiata: «come introduzione: la cupa solitudine della campagna romana. La pazienza nell’incertezza. La mia opera deve contenere un giudizio complessivo sul nostro secolo, su tutta la modernità, sulla raggiunta «civiltà».

Ogni libro come una conquista, tasto — tempo lento — fino alla fine drammaticamente succinto, infine catastrofe e improvvisa liberazione».

Fu l’opera dal destino più doloroso. Mutila, caotica, subì profanazione in una prima superficiale edizione piena di errori del 1901. Per i più fedeli cultori del pensiero di Nietzsche, per la sorella stessa di lui, l’edizione di «La volontà di potenza» rimase problema pieno di difficoltà. Dal 1906 il manoscritto è tutto fedelmente pubblicato con tutti gli inconvenienti del disordine, delle ripetizioni, dei fuor d’opera. Con questa edizione è raggiunto, con fedeltà nella scelta, nell’ordine e nell’interpretazione filosofica, anche il massimo accostamento alle esigenze dei lettori: quanto di meglio, date le tragiche vicende del lavoro, si è potuto fare per conservare l’essenza.