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290 - potenza e, per dire l'essenziale, con un nuovo aum&nto nella bea- titudine dell'amore. Io credo che colui che ha indovinato qualcosa delle condizioni inferiori di o^i potenziamento nell'amore, capirà le parole che Dante scrisse sulla porta del suo inferno : fecemi... il primo amore. 609. Il terribile fa parte della grandezza, checché si dica in con- trario. 610. I bellicosi e i pacifici. — Sei tu un uomo che porti in te gl'istinti del giuerriero? Se è cosi, rimane ancora una se- conda domanda: Sei, per istinto, un guerriero che attacca o un guerriero che si difende? Il rimanente degli uomini, tutto ciò che non è bellicoso per istinto, vuole la pace, la concordia, la « li- bertà », .i « dii'itti uguali » — questi sono solo nomi e gradi i)er una cosa sola. Andar là dove non c'è bisogno di difendersi — questi uomini diventano malcontenti di se stessi, se sono obbliga.ti a re- sistere : vogliono creare delle condizioni in cui non ci sia più la guerra. Nel peggior caso sottoitiettersi, ubbidire, subordinarsi, tutto è da pi-eferirsi al fare la guorra, cosi per esempio, suggerisce l'i- stinto al cristiano. — Nei guerrieri nati c'è qualcosa come un ar- mamento nel carattere, nella scelta delle condizioni, nella forma- zione d'ogni qualità : !'« arma » è meglio sviluppata neL primo tipo, la difesa, nd secondo. Quali aiuti e quali virtù abbisognano a quelli che sono disarmati e a quelli che sono senza difesa, per poter vincere. ' 611. Che cosa accade dell'uomo che non ha più nessuna ragione per difendersi e per attaccare? Che rimane dei suoi affetti, quando egli smarrisce quelli in cui egli ha la sua difesa e la sua arma? 612. Bisogna imparar dalle guerre: 1) a portar la morte in pros- simità di quegli interessi per i quali si lotta — questo ci rende rispettabili; 2) bisogna imparare a sacrificare molte persone e considerar la propria causa tanto importante, da non rispar- - 2