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72 — fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ecc. », che vuol fondare tutti i rapporti umani sulla reciprocità dell' gire cosi che ogni azione sembri una specie di pagamento in cam- bio di ciò che abbiamo ricevuto. La premessa qui manca di nobiltà nel senso più profondo : qui si presuppone l' equivalenza dei va 1 o r i delle a z i o r. i mie e tue; qui il vaJore pei-son^aJe di una azione è semplicemente annullato (ciò che nulla può compensare 0 pagare — ). La reciprocità è una grande volgarità: proprio la con- vinzione che quello che io faccio non potrebbe nè dovrebbe essere fatto da un altro, che non può esserci equivalenza (eccetto nella sfera scelta degli « uguali », inter pares) che, in un senso più profondo non si rende mai, perchè si è qualcosa che solo una volta è e solo una volta agisce, questa con- vinzione fondamentale contiene la causa dell'i s o 1 a m e n t o a r i- stocralico dalla folla, perchè la folla crede all'" uguaglian- za» e conseguentemente alla compensazione e alla « reci- procità ». 558. Nota m a r g i n a 1 e a una maiseric anglaise. « Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te ». Questo vale come saggezza, come intelligenza, come ragione della morale, come la « regola aurea ». John Stuard Mill (e quale inglese no?) cre- do a questo!.... Ma tal precetto non resiste al minimo attacco. Il calcolo : « non fair nulla di quello che non si deve fare a te » proi- bisce azioni in grazia della loro conseguenza nociva; il pensiero sottinteso è che ogni azione trova la sua ricompensa. Ma cosa dire se uno col « Principe» in mano dicesse: « Bisogna proprio fare quelle azioni affinchè altri non ci preceda, per metter gli altri fuori della condizione di farle a noi ». D'altra parte pensiamo al Còrso a cui il suo onore comanda la vendetta. Anch'egli non desidera ricevere una palla di fucile in corpo: ma la prospettiva di riceverla, la probabilità di una palla, non gli impediscono di soddisfare il suo onore.... E in tutte le azioni digni- tose non siamo intenzionalmente indifferenti a tutto ciò che ci può accadere? Evitare un'azione che potesse avere conseguenze nocive, per noi, sarebbe un proibirci ogni azione dignitosa, in generale. Questo precetto è invece prezioso, perchè ci rivela un tipo di uomo: in esso vien formulato l'istinto del gregge, — sia- mo uguali, ci trattiamo da uguali: come io faccio a te, così tu a me. —