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4 — chè lo ha sperimentato e non ha forse sperimentato altro — che l'arte vale più della verità. Già nella prefazione — colla quale Riccardo Wagner viene in- vitato come ad un dialogo — si trova questa professione di fede, questo vangelo dell'artista: « Tarle quale vero compito della vita, l'arte quale attività metafisica della vita.... ». 504. Il fenomeno « artista » è ancora il pili trasparente: da questo punto guardare gli istinti fondamentali della potenza, ecc.! anche quelli della religione e della moralel « Il giuoco », l'inutile — come ideale di ciò che ha in sè accumu- lato la forza, come « infantile ». L'« ingenuità » di Dio, il fanciullo che gioca. 505. La nostra religione, la nostra morale, la nostra filosofìa sono forme di decadenza dell'uomo. — Il movimento opposto: l'arte. 506. In massima io do più ragione agli artisti che a tutti i filosofi che abbiamo avuto finora: essi non hanno perduto la grande traccia su cui procedo la vita, hanno amato le cose di « questo mondo » — hanno amato i loro sensi. Cercar di raggiungere « l'annientamento dei sensi » mi sembra un malinteso, o una malattia, o una cura, là dove non è una pura ipocrisia o un auto-inganno. Io desidero a me stesso e a tutti quelli che vivono senza le paure di una coscienza puritana, di poter vivere una spiritualizzazione e una moltiplica- zione dei loro sensi; anzi vogliamo esser riconoscenti a: sensi per la loro finezza, per la loro forza e pienezza e vogliamo offrire loro in cambio il meglio dello spirito che abbiamo. Che cosa c'importano le accuse d'eresia che i preti e i metafisici rivolgono ai sensi! Non abbiam più bisogno di questa maledizione: è un indice della nostra buona riuscita il fatto che persino un Goethe è affezionato con un piacere e con una cordialità sempre maggiore alle cose del mondo : — egli aderisce in modo tale alla grande con- cezione dell'uomo che l'uomo diventa iltrasfiguralore del- l'esistenza, quando impara a trasfigurare se stesso. — 2