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1) Gli istinti più potenti, più vitali e più fecondi per l’avvenire sono stati calunniati sin qui, così che una maledizione pesa sulla vita.

2) Il valore e la lealtà crescente e la diffidenza più ardita dell’uomo capiscono che questi istinti non possono essere staccati dalla vita e si rivoltano contro la vita.

3) Prosperano solo i più mediocri che non sentono questo profitto, la specie superiore fallisce e indispone contro di sè, in quanto è prodotto della degenerazione; d’altra parte si è indignati contro il mediocre che vuol far credere di essere il fine e il significato (nessuno può più rispondere a un «perchè?»).

4) Il rimpicciolimento, la capacità di soffrire, la fretta, il brulicame aumentano continuamente, la realizzazione di tutto questo movimento, la cosidetta «civiltà» diventa sempre più facile, e l’individuo dispera e si sottomette di fronte a questo enorme meccanismo.


38.


Quali vantaggi offriva l’ipotesi morale cristiana?

1) Essa prestava all’uomo un valore assoluto, in opposizione alla sua piccolezza e alla sua accidentalità nel fiume del divenire e dello scomparire.

2) Serviva gli avvocati di Dio per il fatto che essa lasciata al mondo, malgrado il dolore e il male, il carattere della perfezione — compresa la famosa libertà — il male appariva pieno di senso.

3) Essa ammetteva che l’uomo possiede un «sapere» intorno ai valori assoluti e gli dava così per ciò che più importa, una conoscenza adeguata.

4) Essa impediva che l’uomo si disprezzasse come uomo, che prendesse parte contro la vita, che disperasse della conoscenza; era un mezzo di conservazione. Insomma, la morale era il grande antidoto contro il nichilismo pratico e teorico.


39.


Viene il tempo in cui dobbiamo pagar caro di esser stati cristiani per due mila anni; perdiamo l’equilibrio che ci faceva vivere, per un certo tempo non sappiamo dove dirigerci. Ci precipitiamo repentinamente nelle valutazioni opposte colla stessa quantità d’energia creata nell’uomo precisamente da questa iper-