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I t — 210 - 435. Il punto di vista del «valore» è quello delle condizioni di conservazione e di accrescimento in vista delle formazioni complesse di relativa durata vitale dentro il divenire. Non vi sono ultime unità durevoli, non atomi, non monadi: anche qui « ciò che è » è anzitutto introdotto da noi (i>er ragioni pratiche, utili, prospettiche). « Formazioni di dominio »; la sfera di dominio in continuo aumento, o, per il favore o il contrasto delle circostanze (della nutrizione — ) decrescente e crescente periodicamente. « Valore » è essenzialmente il punto di vista dell'aumento o della diminuzione di questi centri dominanti (in ogni caso « pluralità »; « l'unità » non è affatto presente nella natura del divenire). I mezzi di espressione della lingua sono inservibili, per espri- mere il « divenire » : appartiene al nostro inseparabile bisogno di conservazione di porre continuamente un mondo grossolano di persistenze, di « cose », eoe. Relativamente noi possiamo parlare di atomi e di monadi: ed è certo che il mondo più piccolo è il pili persistente nella durata... Non vi è una volontà; vi sono dei punti di volontà, i quali conti- nuamente aumentano o perdono la loro potenza. 3. L'uomo come essere naturale.

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L'UOMO. Sulla traccia del corpo. — Posto che !'« anima » era un pensiero attraente e misterioso, dal quale i filosofi si sono a ra- gione separati solo riluttanti, — forse ciò che essi imparano ormai a barattare con essa, è ancora più attraente, più misterioso. 11 « corpo » umano, nel quale tutto il passato lontano e recente di tutto il divenire organico ridiviene vivente e visibile, pel quale, al di là del quale, e fuori del quale sembra scorrere una enorme inaudita corrente : il corpo è un pensiero più sorprendente che la vecchia « anima ». Si è creduto in ogni tempo piuttosto nel corpo come nostro proprio possesso, nostro essere più certo, in breve, no- stro t'QO, che non nello spirito (o « anima », o soggetto, come dice oggi invece di anima il linguaggio scolastico). - 8