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— 208 — Mia veduta complessiva. — Prima proposi- zione : l'uomo come specie non è in progresso. Si raggiungono bene dei tipi superiori, ma non si mantengono. Il livello della spe- cie non si innalza. Seconda proposizione: l'uomo come specie non pre- senta un progresso in confronto con nessun alti-o animale. L'intero mondo animale e vegetale non si sviluppa dalle specie inferiori alle superiori... Ma tutto nello stesso tempo, alla rinfusa, una cosa sul- l'altra, l'una opposta all'altra. Le forme più ricche e complesse — poiché la parola « tipo superiore » non dice di più — decadono più facilmente; soltanto le più basse conservano un'apparente stabilità. Le prime vengono raramente raggiunte e si mantengono in alto con fatica : le ultime hanno per sè una compromettente fecondità. .An- che nella umanità i tipi superiori, i casi fortunati dello sviluppo, per vicende or buone or cattive, vanno molto rapida- mente in rovina. Essi sono esposti a ogni sorta di décadeuQe: essi sono degli estremi, e perciò stesso vicini già ai décadentcs... La breve durata della bellezza, del genio, del Cesare è « sui generis » : tali cose non si trasmettono per eredità. Il tipo si trasmette: un tipo non è niente di estremo, non è un « caso fortunato »... Non dipende da un destino speciale o « cattiva volontà » della natura, ma semplicemente dal concetto di « tipo superiore »; il tipo supe- riore presenta una complessità incomparabilmente più grande, — un maggior numero di elementi coordinati : con ciò diventa anche incomparabilmente più probabile la disgregazione. Il « genio » è la macchina più sublime che vi sia; — quindi la più fragile. Terza proposizione: l' addomesticazione (la « coltu- ra ») dell'uomo non va molto a fondo... Dove essa va a fondo, si ha subito la degenerazione (tipo: il Cristiano). L'uomo «selvag- gio» (o, come si dice eticamente: l'uomo cattivo) è un ritorno alla natura — e, in certo senso, la sua restaurazione, la sua gua- rigione dalla «cultura»... m . Errori fondamentali dei biologi fino ad oggi: non si tratta della specie, ma degli individui che esplicalo un'azione più energica; (i molti sono soltanto un mezzo). La vita non è adattamento di condizioni interne alle esterne, ma volontà di potenza, che sottomette a sè ed incorpora dall'in- terno sempre più di « esterno ». ^ — 20