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171 - come lo spazio euclideo, è una pura idiosincrasia di una determinata specie animale; una accanto a molte ailtre....). La necessità subiettiva di non poter qui contradire, è una neces- sità biologica: l'istinto della utilità, a ragionare come noi ragionia- mo, sta in noi; noi siamo press'a poco questo istinto.... Ma quale ingenuità di trarre da ciò la prova, che possediamo con esso una « verità in sè »I II non-poter-contradire prova un'inca- pacità, non una « verità ». 348. « Conoscere «^riferirsi a un precedente: secondo la sua natura un regressus in infinitum. Ciò che si arresta (ad una supposta causa prima, ad un incondizionato, ecc.) è la pi- grizia, la sJanchezza. — 349. Scienza — trasformazione della natura in concelti per riuscire a dominare la natura — questo appartiene alla rubrica « mezzi ». Ma il fine eia volontà dell'uomo è ciò che deve crescere, l'intenzione rivolta al tutto. 350. La scienza — che fu sino ad ora una eliminazione del completo^ disordine delle cose mediante ipolesi che tutto «spiegano» - è dunque sorta dal disgusto che l'intelletto sente per il caos. — Q^'esto stesso disgusto mi prende nella considerazione di me stesso: io de- sidero anche di rappresentarmi il mondo interno mediante uno sche- ma, e di superare il disordine intellettuale. La morale è una tale semplificazione: essa prepara l'uomo come conosciuto, noto. — Ora noi abbiamo negata la morale, siamo nuovamente di- venuti del tutto oscuri a noi stessil Io so che non so nulla di me. La fi si c a si offre cóme jin benefizio per l'anima: la scienza (come via pel conoscere) acquista un nuovo fascino, dopo la elimi- nazione della morale — e perchè troviamo qui soltanlo qualche cosa di conseguibile, dobbiamo dirigere la nostra vita in modo da conservarcelo. Questo dà una specie di riflessione pratica sulle nostre condizioni di esistenza come esseri co- noscenti. 351. Noi troviamo il pensiero come la cosa più fort€ e più conti- - 1