Pagina:Nietzsche - La volontà di potenza, 1922.djvu/13


— 15 —

La misantropia, il disgusto.

Profondissima distinzione: è la fame o l’abbondanza, la più grande forza creatrice?

La prima produce gli ideali del romanticismo.

La vita nordica lontana dalla natura.

Il bisogno degli alcoolici: la «miseria» operaia.

Il nichilismo filosofico.


14.


Il lento venire alla luce e salire delle classi medie e basse (compresa la specie più bassa di spirito e di corpo) che sensibilmente si annunziava già prima della rivoluzione francese e avrebbe egualmente, senza la rivoluzione, proseguito innanzi, porta con sè, nell’insieme, la preponderanza del gregge sopra tutti i pastori e le pecore guidatrici.

1) Oscuramento dello spirito. (L’unione di una apparenza di felicità stoica e frivola, caratteristica di culture aristocratiche, va diminuendo. L’uomo fa vedere e sentire molti dolori che prima sopportava e nascondeva).

2) L’ipocrisia morale. (Una maniera di volersi distinguere per mezzo della morale, ma per mezzo delle virtù del «gregge»: compassione, premura, temperanza: virtù che non vengono riconosciute e apprezzate fuori della capacità di essere gregge).

3) Una vera grande massa di sofferenze e di gioie comuni. (La compiacenza in grandi radunanze come hanno tutti gli animali del gregge: il «Senso comune», la «Patria», tutto ciò in cui l’individuo non è preso in considerazione).


15.


Ciò che è più profondamente minato è l’istinto e la volontà della tradizione. Tutte le istituzioni che debbono la loro origine a questo istinto, vanno contro al gusto dello spirito moderno. In fondo non si pensa e non si fa nulla che non intenda allo scopo di sradicare questo senso della tradizione. Si considera la tradizione come una fatalità: la si studia, la si riconosce (come «eredità»), ma non la si vuole. La tensione della volontà di uno per un lungo tratto di tempo, la scelta di condizioni e di valori che rendono possibile il dominio sui secoli futuri, questo è appunto