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36 capitolo terzo


buona o cattiva. Perciò l’osservatore deve fermarsi davvero stupito davanti a una siffatta soverchianza fantastica della vita, per domandarsi qual filtro magico avevano in corpo cotesti baldanzosi uomini, da godere in tal modo la vita, che dovunque guardassero, vedevano lampeggiarsi davanti il sorriso di Elena, immagine Fdeale della loro esistenza, «librata nella soavità dell’apparenza sensibile». Ma a questo osservatore già volto a tornare indietro, bisogna gridare: «Non venir via, prima di porgere l’orecchio a ciò che la sapienza del popolo greco ti dichiara intorno a quella vita medesima, che ti si stende innanzi con una serenità tanto inesplicabile! Racconta la favola antica, che il re Mida inseguì a lungo nella selva il savio Sileno, il compagno di Dioniso, senza poterlo prendere. Quando finalmente gli cadde nelle mani, gli domandò il re quale fosse per gli uomini la cosa migliore e la più eccellente di tutte. Il demone taceva, rigido e immoto; finché, sforzato dal re, ruppe in un riso sibilante con queste parole. Stirpe misera e caduca, figlia del caso e dell’ansia, perché mi costringi a dirti ciò che è per te il meno profittevole a udire? Ciò che è per te la cosa migliore di tutte, ti è affatto irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma, dopo questa impossibile, la cosa migliore per te, ecco, è morir subito».

In che modo il mondo degli dèi olimpici si comporta davanti a cotesta sapienza popolare? Come la visione estetica del martire davanti ai suoi tormenti.