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l’ebbrezza dionisiaca 27


i vincoli tra uomo e uomo: anche la natura, straniata o ostica o soggiogata, celebra la festa di riconciliazione col suo figliuolo smarrito l’uomo. La terra gitta di buon grado i suoi doni, e le belve rapaci delle rupi e del deserti si avvicinano in pace. Il carro di Dioniso è coperto di fiori e ghirlande; la pantera e la tigre avanzano sotto il suo giogo. Si trasmuti il cantico dell’«allegrezza» di Beethoven in un quadro dipinto, e non si arresti il corso dell’immaginativa fino a quando milioni di esseri non cadano fremendo nella polvere, percossi dal prodigio: solo così possiamo appressarci a ciò che è l’amraaliazione dionisiaca. Ecco che lo schiavo è libero, ecco che tutti infrangono le rigide, nemiche barriere, che il bisogno, l’arbitrio o «la moda insolente» hanno piantato tra gli uomini. Ecco che nel vangelo dell’armonia universale ognuno si sente non solo riunito, riconciliato, fuso col suo prossimo, ma si sente fatto uno con lui, quasi che il velo di Maia fosse squarciato e svolazzasse non più che in brandelli davanti al mistero dell Uno primigenio Nel canto e nella danza l’uomo si palesa come componente di una comunità superiore, egli ha disimparato a camminare e a parlare, e danzando è in atto di volarsene via nell’aria. Nei suoi atteggiamenti parla la magia. E come frattanto gli animali ora parlano e la terra dà latte e miele, così anche da lui si propaga armoniosamente alcunché di soprannaturale: e e li si sente come un dio, ed ora egli stesso incede rapito e sublime, come vide in sogno incedere