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xxxiv prefazione del traduttore


l’arte come questione capitale e organica di tutto il problema della filosofia, ha condotto il Croce a un approfondimento dell’essenza dell’arte il quale, facendogli scoprire l’intuizione estetica, ossia la sintesi a priori estetica, come liricità; facendogli cioè scoprire tutte quante le arti o, essenzialmente, l’arte, come io lirico; gli ha permesso di dare una soluzione di tale semplicità ed evidenza, quale finora non si era avuta. Il presentimento geniale della liricità dell’arte lo ebbe il giovine Nietzsche, quando, a proposito di Archiloco e della lirica (cap. V), intese a meraviglia, che «l’io lirico è l’io universale»; ma il buon germe gli rimase sterile e inutile, una volta che non era in grado di capire, che precisamente sull’intuizione lirica ricresce la percezione storica che apprende ed esaurisce filosoficamente l’essenza delle cose; anzi concepì la scienza, di cui vide in Socrate il creatore e il simbolo, come l’impotenza conoscitiva contenta di sé e ottimistica, la quale confida di risalire di causa in causa fino al principio originale del mondo, e arriva appena a bagnarsi nell’onda corrente del fenomeno. Con la coscienza maturata da tutta l’esperienza precedente, il Croce illumina la verità vista dagli antesignani: l’arte è fantasia, la fantasia è bellezza sensibile, la bellezza sensibile è forma: sì, perché è intuizione espressa, è sentimento, è liricità, è l’io lirico universale, è il momento lirico dello spirito. Qui non occorre altro, che ripetere ciò che ho detto poc’anzi chiarendo che il pensiero «pensa