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204 capitolo ventitreesimo


abbastanza forte e sano per espellere in una lotta formidabile l’elemento straniero; consuetamente però è condannato a languire stento e triste, oppure ad esaurirsi in un morboso rigoglio. Noi serbiamo tanta parte del seme puro e vigoroso dello spirito tedesco, che osiamo attenderci da lui l’espulsione degli elementi stranieri violentemente sovrapposti, anzi stimiamo possibile che lo spirito tedesco torni a raccogliersi nella coscienza di sé stesso. Taluno forse opinerà, che lo spirito tedesco abbia ad intraprendere la lotta con l’espulsione dell’elemento romanico; e potrebbe anzi ravvisarne la preparazione esteriore e la predisposizione nella vittoriosa bravura e nella gloria sanguinosa dell’ultima guerra; ma bisogna invece rinvenirne l’intima necessità nello zelo di emulazione, nel dovere di serbarsi degni dei nobili precursori, di Lutero non meno che dei nostri grandi artisti e poeti. Ma nessuno creda mai, che tali lotte possano combattersi senza i propri iddii familiari, senza la propria patria mitica, senza un «ripristinamento» di tutto ciò che è tedesco! E se il tedesco dovesse mai guardarsi intorno perplesso, in cerca della guida che lo riconduca nella patria da troppo tempo perduta, e di cui riconosce appena le vie e i sentieri, ebbene, si tenga allora in ascolto, al richiamo irresistibile e felice dell’uccello dionisiaco che vola sul suo capo, e gl’indicherà il cammino.