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prefazione del traduttore xxix


svolge la sua vita intima, come visione-espressione della propria vita intima; visione che è perciò la sua prima e fondamentale forma di conoscenza; senza la fantasia, cioè senza l’espressione, senza il linguaggio, qualunque sia il modo come il linguaggio sia reso, il pensiero non penserebbe, non sarebbe pensiero, non avrebbe coscienza di sé, non potrebbe né conoscere né operare. Vedere nel proprio intimo una data cosa è esprimere, dire nel proprio intimo quella data cosa: altrinienti come mai la visione sarebbe un atto concreto? come mai si vedrebbe? Qualunque sia il modo di parlare, rimasto interno o esteriorizzato con la voce, col suono, col colore, in quale guisa si voglia, il pensiero non pensa se non parlando a sé stesso: il pensiero pensa parlando al pensiero. Conoscere è, dunque, parlare; e anche l’operare implica, in questo senso, il parlare, il conoscere: come si opererebbe, se non si conoscesse ciò che si vuol fare, se non lo si fosse detto a sé stessi? L’atto estetico è fondamentale, è implicito dovunque: il gesto del calzolaio, che con la mano esercitata alla lesina e allo spago dà un punto alla suola, in quanto il punto esprime esattamente l’intuizione fantastica che egli ne ha avuto prima di darlo, è un gesto essenzialmente estetico, parlato col linguaggio della lesina e dello spago. Fantasia, intuizione, espressione, linguaggio sono dunque sinonimi: sono l’arte1.

  1. Di ciò ebbi un presentimento abbastanza chiaro molti anni