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186 capitolo ventunesimo


enorme dell’immagine, del concetto, della dottrina etica, della commozione simpatica, il senso apollineo solleva l’uomo dall’orgiastico annientamento di sé stesso, e lo inganna e fa passare sull’universalità del processo dionisiaco inducendolo nella credenza illusoria, che egli vede una singola immagine del mondo, per esempio quella di Tristano e Isotta, e la vede per mezzo della musica unicamente al fine di poterla vedere anche meglio e nell’intimo. Che cosa non può fare la magia risanatrice di Apollo, se può suscitare in noi l’illusione, che essa abbia effettivamente la virtù di porre la potenza dionisiaca al servigio dell’apollinea e di accrescerne l’efficacia e gli effetti, e che anzi la stessa musica sia essenzialmente un’arte rappresentativa dal contenuto apollineo?

In forza di cotesta armonia prestabilita che fonde il dramma perfetto con la sua musica, il dramma raggiunge quel sommo grado di evidenza rappresentativa, che altrimenti sarebbe inaccessibile al semplice dramma parlato. Come tutte le figure vive della scena, nelle linee melodiche che procedono indipendenti, si semplificano davanti a noi per la chiarezza della linea che risalta, così il complesso di queste linee ci suona all’orecchio nella vicenda armonica che simpatizza e si confonde nel modo più delicato con gli avvenimenti dell’azione in corso: vicenda di armonie, mercè la quale le relazioni delle cose tra loro riescono percepibili ai nostri sensi, e non già in modo astratto, ma immediatameute apprensi-