Pagina:Nietzsche - La Nascita della Tragedia.djvu/205


il «deus ex machina» 153


mondo di sotto, nella degenerazione di un culto segreto. Ma sull’ampio dominio della superficie della natura greca imperversò il soffio devastatore di quello spirito, che si manifestò nella forma della «serenità greca», della quale abbiamo già discorso sopra, come di un piacere dell’esistenza senilmente improduttivo. Cotesta serenità è un contrapposto della gloriosa «ingenuità» dei greci più antichi, quale bisogna intenderla secondo la caratteristica datane, cioè come il fiore della cultura apollinea sbocciato fuori di un cupo abisso, come la vittoria che la volontà ellenica, mirandosi allo specchio della bellezza, riportò sul dolore e sulla sapienza del dolore. La forma più nobile dell’altro aspetto della «serenità greca», l’aspetto alessandrino, è la serenità dell’uomo teoretico. La quale mostra gli stessi contrassegni caratteristici, che io ho poc’anzi dedotti dallo spirito antidionisiaco: che, cioè, combatte la sapienza e l’arte dionisiache; che si sforza di dissolvere il mito; che al posto di una consolazione metafisica sostituisce una consonanza terrena, anzi un suo proprio deus ex machina, ossia il dio delle macchine e dei crogiuoli, vale a dire le forze degli spiriti naturali conosciute e impiegate in servizio del più alto egoismo; che crede a una correzione del mondo per mezzo del sapere, a una vita guidata dalla scienza, ed è effettivamente anche in grado di confinare il singolo uomo in un cerchio angustissimo di problemi risolvibili, dentro il quale egli dice serenamente alla vita: «Io ti voglio: tu meriti di essere conosciuta».