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l’uomo teoretico 129


intenderne la significazione e il fine. Anche l’uomo teoretico, del pari che l’artista, trova un’infinita soddisfazione in ciò che esiste, e questa soddisfazione lo preserva, come preserva l’artista, dall’etica pratica del pessimismo e dall’occhio linceo del pessimismo che luce solo nell’oscurità. Vale a dire, se l’artista a ogni rivelazione della verità rimane sospeso con gli occhi rapiti unicamente a ciò che anche dopo la rivelazione continua a essere un velame, l’uomo teoretico gode e si appaga di scostare il velame, e trova il massimo godimento del fine raggiunto proprio nel processo di una rivelazione sempre felice, che avviene per forza propria. Non vi sarebbe alcuna scienza, se le fosse assegnato solamente di occuparsi di quell’unica dea nuda, e null’altro. Perché allora i suoi iniziati si troverebbero nella stessa condizione di animo di coloro, che volessero scavare un foro attraverso il globo; dei quali ciascuno vede che, anche dedicandovi il massimo sforzo dell’intera vita, non riescirebbe a penetrare più che in un piccolo tratto della enorme profondità, tratto che sotto i suoi stessi occhi verrebbe a essere ricoperto dal lavoro del vicino; tanto che a un terzo parrebbe più opportuno scegliere per le sue braccia un altro posto al tentativo di foratura. Ma se uno di loro si mostra persuaso che per questa via diretta non si raggiunge lo scopo di arrivare agli antipodi, e ciò nonostante continua a scavare nel vecchio foro, vuol dire che egli frattanto non si tiene mai pago di trovare pietre preziose o di sco-