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Garibaldi fin sulle montagne feltresche, ricaduti i popoli dello stato pontificio nell’antica schiavitù, il Ginevri fu invaso come gli altri patrioti dal più grande sconforto; e, tornatosene a Pergola, dove pel suo patriottismo lo si era relegato, dovette subire anch’egli le persecuzioni, le angherie della Restaurazione. Ma nulla valse ad intimorirlo, nulla valse a farlo deviare dalla linea di condotta che la sua fede liberale e d’Italiano gli suggeriva di seguire: chè anzi, comprendendo egli come per redimere l’Italia fosse prima necessario fare di ogni cittadino un patriota, si diede, con tutto l’ardore di cui era capace, alla propaganda nazionale.

Colpita nel 55 la nostra città dal colera, fu chiamato a far parte della deputazione sanitaria; e mentre il morbo infieriva talmente da uccidere ogni giorno decine e decine di persone, mentre gran parte de’ cittadini se ne fuggiva dove vivere con maggior sicurezza e tranquillità che qui non si potesse, egli disimpegnò con tanto zelo, con tanta abnegazione, con tanta evangelica carità l’ufficio suo da rendersi degno della generale ammirazione. E quando il morbo fatale raggiunse anche lui, quando la sua filantropia parve volerlo compensare del bene che oprava con la morte, egli non temette, non pianse per