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con l'accettare tali cariche, egli si assumeva; giacchè Rimini, posta com’era al contatto dello Stato pontificio e in relazione diretta con Torino, Firenze, Bologna e Genova, che corrispondevano senza intermediari col Cavour, era destinata a dirigere il movimento liberale marchigiano, a far eseguire quegli ordini che il Cavour stesso avrebbe dato. Ma egli si mostrò tanto superiore ad ogni aspettativa, coprì così bene gli uffici affidatigli, si adoprò tanto e così efficacemente per render possibile la realizzazione del voto più ardente dei patrioti, che quantunque il Salvoni fosse della Società Nazionale il presidente di nome, egli si può dire ne fosse l’effettivo: tantochè, tutti gli atti più importanti di quella Società furono suoi.

Sventate, per il tradimento d’un certo dott. Erra, le rivoluzioni progettate pel luglio e novembre del 59, dichiarato dal Governo piemontese di non avere alcuna idea di annettersi la nostra regione, il Ginevri scongiurava, con una sua circolare, i liberali delle Marche a non perdersi d’animo, ad aver fede nell’illuminato patriottismo del Cavour, che nascostamente raccomandava al Comitato Nazionale di tener sempre desta l’agitazione per l’unità italiana. E quando le Marche ebbero novelle e più forti speranze di prossima libertà, per le parole con cui Vittorio