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Nella sua terra natale frequentò, fanciullo, le pubbliche scuole; gli erudimenti grammaticali li apprese nel prossimo villaggio di Riva, la Umanità la Rettorica e la Filosofia nel Collegio di Chieri, dove incominciò a dar saggio di buon volere e di bel profitto.

Consigliato dal Parroco del suo paese deliberò dedicarsi alla vita ecclesiastica e nel 1799 entrò nel Seminario di Torino dove applicossi alla Teologìa.

Nel 1800 essendo il Piemonte invaso dai Francesi, che allora erano rivoluzionarii, perciò sconcertatesi le pubbliche e private cose, dovette uscirne e ritirarsi nuovamente nella casa paterna. E fu allora, in quegli ozii che dedicossi alla lettura d’istorie e con molto diletto ed interesse scorse gli Annali d’Italia del Muratori, le rivoluzioni d’Italia del Denina.

La casa abitata dai suoi genitori era ad essi pervenuta in legato di un pro-zio materno (Carlo Borio, morto nel 1790) ex Gesuita, che avevala già ereditata da un antenato, dopo la soppressione della Compagnia di Gesù. In essa con le mobilia e varii libri degli antichi Gesuiti, si conservavano memorie, che impressero nel di lui animo una venerazione tale per la soppressa Compagnia, che la estimò per una tra le più perfette della umana società.

Egli deliberò di recarsi a Roma col progetto di associarsi alla medesima.

In fatti nel Novembre del 1803 abbandonò Andezeno sua patria e si condusse a Roma, raccomandato ad un Cavalier Cordero di Vonzo, Colonnello Piemontese il quale aveva seguito nell’esiglio la Corte di Savoja, che allora trovavasi in Roma.

Questi accolse di buon grado le preghiere del Coppi