Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 21 — |
sua al Creatore, conservava i sentimenti e rispondeva a qualsiasi parola gli veniva diretta.
Giunte le ore 9 ed un quarto antimeridiane del dì 26 febbrajo 1870 placidamente se ne spirò nella pace del Signore.
L’assistenza la più amorevole gli fu apprestata, non pure da suoi amatissimi nepoti, Luigi e Giuseppe Amerio (quest’ultimo giunto in Roma soltanto da pochi dì in breve congedo) ma eziandio dal suo esecutore testamentario, Pietro Carboni, maestro di Casa del Principe Rospigliosi, non che dal Segretario di lui, i quali tutti, insieme ai suoi amici ed illustri compigionanti, avevano offerto e consagrato l’opera loro.
Delle modeste fortune, che si era procacciato con onorati sudori, facendo erede universale il pro-Nipote Luigi Amerio, che aveva chiamato a starsi in Roma presso di lui, ne dispose con varii legati in favore del nipote Avvocato Vittorio Coppi e di tutti gli altri pro—nepoti.
Come in vita così dopo morto volle conservare la sua modestia e lasciò scritto che il cadavere fosse associato quasi more pauperum e senza pompa veruna. Se non che i nepoti, per convenienza del suo nome conservando la sostanza del disposto, vollero renderlo alquanto più onorifico.
Nel dì 28 nella Chiesa Parrocchiale dei SS. Quirico e Giulitta si celebrarono i funerali, dove intervenne il Principe D. Clemente Rospigliosi, l’Illustrissimo e Reverendissimo Mons. Di San Marzano, varii membri dell’accademie di Archeologia e Tiberina, le sue compigionanti Marchesa Tiberj e Contessa Truzzi, i nepoti, l’esecutore testamentario e il Segretario. Nella sera la sua salma fu accompagnata al Campo Santo,