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Nicarete.

(sospendendo di lavorare e alzando il capo)

Ma a me evidentemente! Fanciulla, mi hai tolto al côro lieto delle compagne, all’affezione de’ miei, alla casa paterna ove vivevo circondata di rispetto e di cure. Ti ho preferito a giovani maggiori di te e per merito e per fortuna. Speravo dal tuo amore gioie vive, giorni sereni. Durarono una luna... e compendio delle gioie fu il ripudio, triste oltraggio per una figlia di Atene!...

Protomaco.

(ironico)

Triste... non tanto, se, come pare, te ne sei consolata...

Nicarete.

(pronta rispondendo)

Nè fu tuo merito se gli Iddii pietosi mandarono a me il consolatore.

Protomaco.

(c. s.)

Gran brava gente... gli Iddii!

Nicarete.

(con vivacità affabile, lavorando)

Avresti coraggio di sparlarne? Han più buon cuore degli uomini. Guarda Arianne, la poveretta! Dopo tanti giuramenti di amore, dopo averla fin resa madre, suo