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per forza. Gli conviense dunque a quel poero allocco fuggir via con la su' rabbia e mezzo piagnente, e rifatti i su' passi tornò all'albergo, e si mettiede a ruminare quel che poteva almanaccarsi per impedir le nozze del ciabattino e assieme discoprire tatto lo 'nganno, e che lo ricognoscessano per l'ammazzatore del Mago. In quel mentre a Corte la mensa era ammannita e dimolti gl'invitati; il ciabattino lo messano accento della Principessa, vestito alla ricca e con sette cuscini sotto 'l culo, perché lui istesse più erto e più comido. Il giovane, nell'albergo, doppo resto un po' a pensare, si rivolse al cane che gli era a cuccia a' su' piedi, e a un tratto gli dice: - To', Fido, corri su. Va' dalla figliola del Re, festeggia lei sola, e prima che comincino a mangiare butta all'eria la mensa, e scappa subbito e bada che nun ti chiappino. Il cane, che intendeva la parole del padrone, ubbidiente partì di corsa e saltò diviato in grembio alla Principessa, e lì a accarezzarla, e squattire, a leccarla nelle mane e nel viso. Lei lo ricognobbe e si rallegrava, e lisciandogli il groppone al cane gli chiedeva del su' libberatore: ma il ciabattino n'ebbe sospetto di tutti questi daddoli e voleva che in ugni mo' il cane fusse scacciato di sala. Deccoti che intanto si mette la zuppa in tavola; il cane allora addenta una cocca della tovaglia e giù, tira via con quella tutto l'apparecchio sul solaio, e rompe e guasta ugni cosa; e po' via a gambe per le scale, sicché nissuno lo potiede raggiungere e nemmanco vedere addove lui fusse andato. Figuratevi lo scompiglio e il trambustìo tra' convitati! Nun si pole raccontare il chiasso che ne seguì, tanto fu smenso. Passorno otto giorni e si viense al secondo banchetto. Il giovane disse al su' cane: - To', Fido, corri, e fa' come quell'altra volta. Quando la Principessa rivedde il cane, si mettiede a ridere dal contento: ma il ciabattino 'gli era pieno di temenza e di sospetto, e voleva assoluto che il cane fusse preso e scacciato via a son di busse; la Principessa invece lo difendeva con tutte le su' forze, e il ciabattino nun ebbe l'ardimento di contraddirla, abbeneché stesse di mal animo. Insomma, portata la zuppa in tavola, il cane lesto al solito addenta la tovaglia, tira ugni cosa sul solaio, sfragella l'apparecchio e scappa più del vento. Gli ebbano un bell'ansimarsi le guardie e i [