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un quarto d'ora e il ragazzotto dice: - Che propio, sposa mia, vi par egli bene che no' siemo qui a letto con tutte queste guardie d'attorno? E la Principessa: - No. Subbito bocia il ragazzotto: - Guardie, avete vo' sentito? Dunque, per ordine espresso della Principessa, andate via di cammera in sul mumento. E le guardie se n'andorno a dormire, che nun gli parse vero. Passa un altro quarto d'ora e il ragazzotto dice: - Sposa mia, che vi par egli proprio bene star qui a dormire con du' lampioni accesi? E la Principessa: - No. Diviato il ragazzotto spense i lampioni e fu buio fitto in nella stanza; e quando il ragazzotto rinentrò nel su' cantuccio a letto, lassato un po' di tempo insenza ismoversi, finalmente disse con una voce tenera: - Cara mia, no' siem sposi legittimi, e nunistante no' si resta accosì discosti, che quasimente pare ci sia una siepe di pruni in questo mezzo. Vi garba a voi questo fatto? E la Principessa: - No. Nun occorre che si racconti chiaro quel che 'gli accadette; gli sposi s'avvicinorno, si diedano de' baci e si strinsano con le braccia, e addio. Quando viense il giorno e il Re seppe ugni cosa dalla su' figliola, s'incattivì a bono, fece un busso alla Principessa e in tutti i modi voleva che al ragazzotto gli tagliassin il capo: ma la Principessa protestò che lei aveva ubbidito al comando del Re col rispondere sempre di no a tutte le domande del su' sposo. Lui però era stato furbo in nel fare quelle domande. E poi dice al Re la Principessa: - Che vole, caro babbo? Oramai nun c'è più rimedio; quel che è stato è stato, e insomma questo giovane 'gli è di certo il mi' legittimo marito. Dunque, che lei ci perdoni a tutti e dua, perché no' siemo innamorati e nun ci si pole separare a nissun patto. Guà, il Re lo vedde bene che una toppa insenza scandolo e barbarietà nun c'era da mettercela, e pensò meglio di perdonare a que' dua, e che lo sposalizio si facessi con dimolte feste e lussuose, e corressan anco le giostre. Doppo il ragazzotto, diventato genero del Re, campò tanto assieme con la Principessa, che poi alla morte del socero fu erede di tutto quanto il Regno, e accosì da pastore gli toccò la sorte di acculattarsi 'n un trono reale per la su' vita intiera.