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pan nero e si beva acqua del pozzo. Ma che bel patto grasso facessi tu con il Re! Dice il ragazzotto insenza scomporsi a quell'urlìo: - Oh! che nun si mangia e beve anco co' quattrini? E i carcerati: - Eh! sì; ma i quattrini per iscialare addove gli ha' tu? Arreprica il ragazzotto: - Meno chiasso e lassatevi servire da me, e vo' vedrete. Subbito lui tira fori di tasca la scatolina e si mette a aprirla e serrarla, sicché in un mumento raccapezzò un monte di munete d'oro; e con le munete tutti i santi giorni diede desinari da principe a' carcerati, e stiedano come pasque. Il carcerieri, 'gli è naturale, mezzo ingrullito dallo stupore in nel vedere che il pan nero e l'acqua stietta la buttavano per la prigione, corse daccapo dal Re a raccontargli ugni cosa; e il Re scese giù al solito per sincerarsi co' su' propri occhi, e quando seppe della scatolina fatata, disse al ragazzotto: - Vo' tu vendermela codesta scatolina? - Perché no, Maestà? Magari! - gli arrispose il ragazzotto: - ma col medesimo patto di prima. E il Re: - E io pure te l'accordo come prima. Insomma, anco questa volta il ragazzotto dormì con la Principessa, insenza poterla toccare nemmanco con la punta delle dita, e a bruzzolo lo ristiafforno in prigione. I carcerati in nel vedere daccapo il ragazzotto rimesso con loro, più che mai lo canzonavano e badavano a bociare: - Ora poi è finita la cuccagna. Bisognerà bene adattarsi al pan nero e all'acqua del pozzo. - Pazienza! - arrispose quello; - ma l'allegria nun deve mancare. Se nun si desina da signori, e no' si ballerà da matti. - Come, come? - gridorno i carcerati. Disse il ragazzotto: - Aspettate che il Re sia qui di sopra al convito, e po' vedrete che baldoria. Di lì a un mumento sona la campana del pranzo reale e i convitati, tutti 'n sala con il Re assieme, si siedettano alla mensa. Il ragazzotto allora tira fori il su' organino e comanda: - Organino, presto: che ugni persona balli alla tavola del Re; e sona pure di gran forza. Che ti vo' vedere? Parevan tanti matti spiritati su 'n sala. Ballavano a furore, omini, donne, mobili; le stoviglie e i cristalli si sfracasciorno in pezzettini; le pietanze tutte all'eria e giù per le terre: chi sbatteva la testa ne' muri, oppuramente, nel soffitto da gran sbalzi che era [