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e ugni volta c'era dientro una bella muneta d'oro lampante; sicché in poco tempo lui ebbe in possesso una bella somma, si comperò de' cavalli, dell'armi luccichenti, pigliò de' servitori e si vestì con lusso da principe; e poi andato dal Re gli diede in deposito un buggianchìo di quattrini, e si fece credere il figliolo del Re di Portogallo, e però volse che l'accettassino per giocatore della ragazza reale. Insomma la fortuna l'assistette, e guadagnato in tutti i giochi, il Re fu ubbligato a dichiararlo lo sposo della Principessa. Ma pur troppo, il ragazzotto 'gli era stato allevo soltanto tramezzo alle pecore, e commetteva delle malcreanze, e il Re lo prese 'n sospetto del su' parentato. Dunque, con gran segretezza il Re spedì delle persone fide e dimolto furbe per i paesi vicini a cercare delle notizie su questo ragazzotto; se lui fuss'o no figliolo del Re di Portogallo. Guà, a forza di domande quelle spie scopersano tutta la verità, e il Re, stizzito a bono per il tradimento, comandò che subbito il ragazzotto si serrass'in una prigione fonda, che rimaneva appunto sotto la sala de' conviti nel palazzo reale. Il ragazzotto si trovò d'un tratto in nella prigione, quando invece pensava di diventare genero del Re; e dientro a quel brutto logo c'erano anco altri diciannove carcerati, che in nel vederlo entrare gli diedano il "benvenuto" con grand'allegria; e lui a raccontargli il caso suo, e chi lo sbeffeggiava e chi n'aveva compassione. Si sa, la gente nun è tutta a un mo'. Doppo un po' deccoti il carcerieri col mangiare; pan nero, e, a mandarlo giù per la gola, de' secchi d'acqua stietta. Disse allora il ragazzotto, una volta che il carcerieri se ne fu andato col chiuder la porta a catenaccio: - Gnamo, buttate via codesta robba, ché ce l'ho io un bel desinare per tutti. Scramano que' carcerati: - Oh! che buffone! tu pari matto. Come vo' tu fare a darci tavola imbandita? Arrispose, insenza sgomentarsi, il ragazzotto: - State a vedere: - e spiegacciato il tovagliolino di filo comandò forte: - Su, tovagliolo; apparecchia per venti. Detto fatto, apparse un bel desinare per venti, ché nun ci mancava proprio nulla; neppure del meglio vino: i carcerati a quella vista scaraventorno via il pan nero e l'acqua e papporno [