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NOVELLA VI
- La bella Ostessina
(Raccontata dalla ragazza Silvia Vannucchi)
C'era una volta, ma indove nun me n'arricordo, un'Ostessa, che era dimolto bella, e però 'gli aveva una gran nomea e tutti correvano al su' albergo, se nun fuss'altro per la curiosità di vederla e di parlargli. Quest'Ostessa nun era sola; con lei ci steva pure una su' figliola, che nel crescere diventò anco più bella e garbosina della mamma, e a diciott'anni nun si trovava una donna che gli si potessi mettere al paragone; e la gente, che prima andeva per discorrere con la mamma, ora invece facean capo all'albergo per la figliola, e tatti la chiamavano a un mo' la Bell'Ostessina, accosì per nun confonderla con l'Ostessa. 'Gli è un vizio delle donne, specialmente quando le cominciano a invecchiare, d'aver'astio alla gioventù; e questo brutto vizio s'appiccicò pur anco all'Ostessa. La figliola gli era un pruno in negli occhi e nun pativa di vedersela d'attorno; e gli crebbe tanto l'aschero e l'odio contro il su' proprio sangue, che risolvette per insino d'ammazzare la Bell'Ostessina, addove nun gli rinuscissi di farla imbruttire. Piena di stizza l'Ostessa principiò a tiener serrata da mattina a sera la figliola, a dargli poco da mangiare e a strapazzarla in tutti i modi, perché lei cascassi giù in isfinimento: ma il come nun si sa, e pure la ragazza nun pativa nulla e cresceva tavìa in bellezze. La su' cattiva mamma 'gli arebbe dato il capo per le muraglie dal dispetto; e finalmente volse cavarsi la figliola di 'ntra i piedi e addio. Che ti fa? Per nun dar sospetto alla gente lei chiama un servitore, che gli pareva di poterci contar su, e gli diede ordine di menar la Bell'Ostessina dientro a un bosco e lì ammazzarla insenza misericordia; e poi a testimonianza del fatto disse, che [44]