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39] una scala maravigliosa tutta di cristallo. Abbadate bene di nun la rompere, e nemmanco sbreccarla un zinzino. In nel piano di sopra scegliete ugni sempre la robba peggio fra quella che vi vorranno regalare le Fate. La Caterina gli 'mprumesse a quel Vecchietto d'ubbidirlo in tutto, e poi lo ringraziò della su' bontà, gli disse addio e s'avviò più contenta in verso le Fate; e lì, doppo picchiato all'uscio, lei si diportò secondo l'ammaestramento, sicché gli fu aperto e subbito domandò lo staccio alle Fate. Dissano loro: - Aspetta; ora ti si dà. Intanto nentra qui. Ed ecco la Caterina vede in nella stanza tanti gatti, che lavoravano a tutto potere. - Poveri micini! - scrama. - Con codeste zampine chi sa mai quante pene vo' patite! Date qua, gnamo! farò io, farò io. E pigliato il lavoro de' gatti in quattro e quattr'otto lo finì. Poi in cucina rigovernò, spazzò, rimesse a ordine tutti gli attrazzi: la cucina pareva doppo un salotto. Chiamorno allora il Mammone e i gatti miaulando gli dicevano: - A me 'gli ha cucito. - A me 'gli ha fatto la calza. - A me 'gli ha rigovernato. E accosì raccontorno tutti al Mammone gli aiuti della Caterina, e 'n quel mentre saltavano a balziculi dal gran piacere dappertutta la stanza. Il gatto Mammone, quand'ebbe sentuto l'opere della Caterina, gli disse: - Che vòi da culizione? Pan nero e cipolle, oppuramente, pan bianco con del cacio? - Oh! datemi pan nero e cipolle, - arrisponde la Caterina. - Nun sono avvezza a mangiare altro. Ma il gatto Mammone volse che lei mangiassi pan bianco e cacio. Doppo il Mammone invitò la Caterina a salire in nel piano di sopra e la menò alla scala di cristallo; e la Caterina si levò diviato gli zoccoli e ascese su in peduli tanto pianino, che nun sciupò nulla e nun fece nemmanco uno sgraffio in sulla scala. Quando fu drentro al salotto gli profferirno delle vestimenta belle e delle brutte, dell'oro e dell'ottone; e lei trascelse le vestimenta brutte e l'ottone. Ma il Mammone invece diede ordine alle Fate che l'acconciassino alla splendida e gli fussan regalate delle gioie legate in oro e di gran valsente, e doppo vestita a quel mo', che pareva una Regina, il medesimo Mammone gli disse alla Caterina: - To' su lo staccio, e quando tu sie' fora dell'uscio, bada bene! Se tene e' senti ragliar l'asino, [40]