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503] rispondere, supplicare quel servitore a nun esser tanto barbaro; ma lui sfoderò la spada e stendette la mana per infilziarla quella disperata. Però il colpo gli andiede a voto, e l'Argia in quel mentre sparì com'un fumo, e 'l servitore rimase a mo' d'un allocco, nun la vedendo più in nissun lato, corse a raccontare questo miracolo a Anselmo: - Ma che novella te mi dai a intendere? 'Gnamo! menami al posto addove tu di' che l'Argia è sparita. Mi vo' sincerare da per me. Gli ci volse del bono a que' dua a ritrovar la selva; ma più anco Anselmo fu sorpreso in nel vedere che lì c'era un palazzo tutto d'alabastro, con un tetto d'oro e le cantonate fatte di diamanti e altre pietre preziose e sul portone ci steva ritto un bratto mostro femminino, che uno l'arebbe creduto piuttosto un animalaccio salvatico e no di stirpe cristiana. Anselmo gli s'accostò tavìa e gli dice: - Di chi è questo palazzo? Fa il mostro: - 'Gli è mio, e se lei brama di visitarlo anco dientro, nun ci ho difficoltà a mostrargli le maraviglie e le ricchezze smense che s'arritrovano in ugni stanza. Arrisponde Anselmo: - Volenchieri. Assieme dunque girorno il palazzo di fondo 'n vetta, e Anselmo si sentiva vienine l'acquolina per la bocca in nello scorgere l'oro, l'argento, le pietre preziose, le seterìe e le mobiglie di lusso ammonticellate a divizia per insino in dove nun ce n'era punto bisogno, e nun potiede tracchienersi dallo scramare: - Oh! s'i' fossi io il padrone di questo bel logo! Dice 'l mostro: - Tutto è tuo, a patto che diaccia per una notte con meco. A simile proposta dapprima si riscoté Anselmo per via della bruttezza orribile di chi gliela faceva; ma poi, scommosso dallo 'nteresse, si risolvé di guadagnarsi 'l palazzo anco a quel mo', sicché la sera doppo cena andiede 'nsenza pensarci più che tanto a dormire con quella specie di bestiaccia, e a occhi serri volse ficurarsi nell'idea d'aver accanto la più perfetta donna di questo mondo. Ma a un tratto, in verso una cert'ora, deccoti si spalanca una porta e nentra di corsa 'n cambera l'Argia: - Bravo! Ora no' siemo del pari. Ma no, mi scambio: perché io almanco e' diacei co' un bel cavaglieri e te ti veggo 'n compagnia d'un mostro, che nun si sa di che stirpe 'gli è, ma più bestia che cristiano. E anco te sie' casco per lo 'nteresso. Si alzò a siedere Anselmo a quella romanzina della su' moglie e [504]