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35] avea in ugni mo' sempre dell'aschero con lei per le sbeffeggiature e gl'insulti che lei gli aveva fatti: ma Giovanna, furba, gli leggeva in negli occhi, e steva in guardia; anzi, di niscosto lei ordinò che gli fabbricassino una donna di pasta, e l'accomidò dientro alle casse del corredo e se la portò con seco. Quando poi la prima notte gli sposi sì trovorno in camera per nentrare tutti e due in nel medesimo letto, Giovanna, con la scusa di vergognarsi, il lume acceso nun lo volse; sicché restati al buio, lei zitta zitta infilzò la donna di pasta tra le lenzola e ci si mettiede accanto, ma in ginocchioni sul tappeto in terra dicontro alla sponda del letto. Il Re, che nun s'era di nulla accorto, si sdraiò, e poi disse: - Tu sie' stata con meco di molto ardita e traditora, Giovanna! Ora sarebbe il vero mumento di gastigarti: ma siccome te ne voglio del bene, mi contento che tu mi domandi perdono e che tu mi prometta di nun far più di simili cose. Arrisponde Giovanna con una vocina da burla: - Che! Maestà, i' nun mi pento, e addove mi capita, i' farò come prima. Al Re gli viense una gran rabbia a quel discorso, e inferocito a bono, piglia la spada che tieneva a capo del letto e dà un picchio in sulla donna di pasta, concredendola Giovanna, e gli taglia netta la testa. Ma sbollorata quella prima furia, lui comincia a tastare e sente un corpo freddo. Subbito il Re si mette a disperarsi pensando d'aver morta la su' cara moglie; salta dal letto, chiama gente e eccoti corrono tutti spauriti i cortigiani e i servitori con de' lumi. In quel frattempo Giovanna levò la donna di pasta dal letto e ci si mettiede lei, e per fingersi ferita e quasimente moribonda si tinse attorno al collo con del sangue asserbato in una vescica. Quando il Re vedde quello spettacolo si buttò a traverso il letto a piagnere e a disperarsi, e si strappava i capelli, maladicendo alla su' rabbia, e nun poteva darsi pace; e Giovanna, doppo che l'ebbe lassato un po' di tempo sconfondersi a quel mo', con istupore d'ognuno s'arrizza a siedere e dice: - Signori! Veramente, s'i' dovessi badare al bel trattamento del mi' sposo la prima notte che ci si trova assieme, mi toccherebbe a pigliare le mi' robbe e tornarmene diviata addove i' son vienuta. Ma siccome i' nun tiengo rancori, e penso che Sua Maestà ha commesso questo malestro per la su' mattia all'improvviso, ormai quel che è stato è stato, [36]