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nulla di traverso, e si portò diviato alla casa del Filosafo veneziano. Dice, a male brighe che lo vedde: - Dunque che novità mi racconta? Fa il Filosafo: - Eh! caro mio, 'gli è casca per lo 'nteresse. 'Gli ha avuto un cagnolino virtudioso in scambio d'una dormita per una notte assieme al cavaglier Petronio, e la camberiera gli reggette il lampanino. Anselmo perse 'l lume degli occhi a quel racconto, e fuggì 'nfurito dandosi de' pugni nel capo e con l'idea d'ammazzarla l'Argia 'nsenza misericordia; ma per istrada, che per insino alla villetta 'gli era da Bologna piuttosto lunga, gli passorno un po' i furori e a ripensarla più a diaccio borbottò: - E se nun è vero il tradimento dell'Argia? Che quel Filosafo sconsagrato nun poterebbe avermi messo 'n mezzo per canzonarmi delle mi gelosìe? Sarà più meglio ch'i' la pigli con manco di rabina e vegga da me se mi rinusce scoprire qualcosa. 'Gli è facile che tra padrona e camberiera si letichino e che si manifestino per dispetto tutti e' mancamenti; e allora poi 'gli è morte sicura per l'Argia. Dunque, co' una faccia accomida a un'allegria finta, arriva Anselmo alla villetta, e gli sposi si feciano una mana di complimenti e di feste, sicché parevan tutti pane e cacio e che dientro al core nun gli ci abitassi l'amaro e 'l sospetto. E' nun eran passe tre settimane, che successe per l'appunto quel che Anselmo aveva pensato; perché per un comando frainteso l'Argia principiò a gridare la camberiera e questa a rispondergli attraverso; se ne dissano d'ugni colore e da ultimo la camberiera stizzita scramò: - Eh! se lei 'gli ha uto 'n regalo il cagnolino delle fortune, bello sforzo! E' bastò che lei menassi una notte a dormir con seco quel cavaglieri. Anselmo che steva niscosto a sentire il battibecco tra padrona e camberiera, subbito disse al su' servitore fidato: - I' vo a Bologna, e te piglia questa spada e porta l'Argia in qualche bosco, e lì ammazzala e po' vieni a trovarmi. A male brighe partito Anselmo, il servitore con la scusa di una spasseggiata fece sortire fora sola con seco l'Argia, e arrivo a una selva disse: - Signora padrona, i' ho l'ordine 'spresso del su' marito ch'i' l'ammazzi per via de' su' cattivi portamenti. Dunque si butti 'n ginocchioni e s'arraccomandi a Dio alla lesta, perch'i' 'ntendo d'ubbidire. L'Argia volse [