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pente apparse a piè della siepe una ragazza di maravigliosa bellezza, con du' occhi simili a' raggi del sole, la chioma de' capelli tutta fila d'oro, e nemmanco il più bravo ritrattore sarebbe stato capace di rifarla. Petronio rimanette mezz'allocchito, e la ragazza gli disse: - I' son io la serpe che cercava quell'omo e se m'avessi pur morta e raddutta in pezzettini, 'gli era la listessa, perch'i' sono una Fata e nun mi si pole ammazzare. In ugni mo' la tu' bona 'ntenzione m'è garbata, e sappi che no' siemo parenti, perché te vieni come me da una stirpe di serpi. I' sono la figliola della fata Manta, e quando buttorno la prima pietra della città di Mantova, la mi' mamma fu quella che la trascelse. Se te lo brami, deccomi pronta a servirti in ugni cosa. Che la passione per l'Argia ti s'è scassiata dal core? Petronio arrispose: - Eh! no, ci penso sempre all'Argia. Ma siccome per via di lei ho finito tutt'e' quattrini e mi trovo poero 'n canna, i' vo per il mondo 'nsenza sapere addove mi fermerò, e della Argia nun ne so più nulla. Dice la Fata: - La tu' Argia t'ha smenticato e sposò Anselmo di Bologna, che n'è geloso a morte, e ora lui 'gli è ito a Roma dal Papa e ha lasso l'Argia in una su' villetta 'n custodia della servitù. Ma se te vòi, i' te la fo avere 'n possesso per una notte l'Argia. Scrama Petronio: - Magari! Ma strucio accosì nun è capo che mi presenti. Dice la Fata: - Oh! i' so trasmutarmi a piacimento e ho la virtù d'arricchire chi mi pare. Ora diviengo subbito un cagnolino scherzoso e te domandami pure tutto quel che ti nasce nell'idea. In un battibaleno la bella Fata si trasficurò in un cagnolino, che saltellava e faceva de' giochi e de' balziculi, e Petronio gli disse: - Dammi dimolti quattrini e pietre preziose. E il cagnolino aperta la bocca, principia a rigombitare munite d'ogni sorta, perle e diamanti di gran valsuta. Petronio a quella vista 'gli era fora di sé dal contento, e raccattate le ricchezze, se n'andette assieme al cagnolino nella città più vicina indove comperò cavalli, carrozza e vestuari, e poi s'avviò per ritornarsene al su' paese, e arrivo che fu, 'nsenza farsi ricognoscere da nimo, una mattina lui e il cagnolino viensano nel salvatico della villetta abitata dall'Argia. Non passò di molto tempo da che Petronio spasseggiava in quel salvatico, che comparse a una finestra l'Argia co' un [