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po, [443] e lui gli disse tutta la su' vita e feciano le paci, perché s'accorsano che era stato un destino che gli aveva tienuti disseparati per venticinque anni intieri. Dice l'omo: - Il peggio 'gli è che nun mi sono avanzo nulla, e che torno poero come quando partii. Scrama la moglie: - Sie' sano? Basta. Ora nun mi manca il campamento anco per te. Sarà il nostro figliolo che ci mantiene. Dice l'omo: - Mi sbaglio! Qualcosa i' l'ho porta. Il padrone mi diede una cofaccia con ordine espresso che la mangiassi a desinare 'l giorno doppo il mi' arrivo. Dunque, giacché è l'ora del desinare, si vadia a tavola per sentire che robba m'ha regalo. Si messano a tavola l'omo, la su' moglie e 'l su' figliolo, e alle frutta lui stroncò la cofaccia in du' pezzi e cascorno di dientro 'n sulla tovaglia trenta scudi di muneta sonante. Ficuratevi l'allegria e 'l contento! Tutti a una voce benedirno quel bon padrone, perché nun aveva soltanto dato tre consigli giudiziosi al su' lavorante, ma anco reso i trenta scudi che costavano.
E accosì la novella 'gli è finita, E se 'un vi garba leccatevi le dita.