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29] qua e là nelle castella e ne' paesi, a mala pena fermandosi per dargli un'occhiata alla lesta e riposarsi. Ma quando poi arrivorno a una città grande e popolata, stabilirno di restarci di più, e però si allogorno io un albergo, e ognuna di loro pensava alle su' robbe, e a tienere la cammera assettata, fora della Principessa che era servita sempre da Giovanna. Tutta quella brigata di ragazze allegre nun faceva altro che spassarsi, ora a visitar la città con tutti i palazzi e i giardini che c'erano, ora a zonzo per i dintorni in campagna; e la gente rimaneva a bocca spalancata in nel vedere tante belle fanciulle sole e riunite assieme, e crepavan per l'assinto di sapere chi le fossero: però loro badavano a sé, e degli omini curiosi e entranti d'attorno nun ce ne volevano. In quel mentre 'gli accadette, che un giorno nell'assettare la cammera Giovanna montò per aria a cavar la polvere da un quadro: l'alza e ci scopre sotto una finestrella da passarci appunto una persona. Che sarà? Ficca gli occhi dientro e vede una cucina, e lì c'era il coco tutto acciaccinato a preparare un desinare, ma tanto ricco, che dicerto nun poteva essere che di qualche Principe. La cucina dell'albergo nun era dicerto: e poi di que' desinari l'oste nun glien'aveva dati mai. Giovanna mezza sbalordita steva lì almanaccando per indovinare di chi fosse tutto quell'apparecchio signorile e quella cucina; poi si messe a esaminare per bene le vicinanze dell'albergo, e finalmente lei s'accorse che la cucina era la cucina del palazzo reale. In nel mumento gli viense in capo di fare una burla al coco. Lo lassa dilontanarsi e sderta schizza nella cucina, assaggia tutte le pietanze, ne piglia delle meglio quante più pole in grembio, e poi a manate butta del sale in quel che resta, e in fretta risale zitta in cammera sua e riserra la finestrella col quadro. E vienuta l'ora del mangiare e discorrere assieme, Giovanna diede di que' cibi trascelti alle su' compagne: ma nun gli disse mica d'addove gli aveva portati via; e siccome la chiacchierò di tant'altre cose, nissuna 'gli ebbe tempo di domandargli di nulla. Ora, bisogna sapere che in quel medesimo giorno il Re della città tieneva corte bandita, con grande invito al su' parentato e a' cortigiani e a' signori del Regno. Ma quando si furno messi a tavola, nun ci fu versi che potessan mangiar le pietanze [30]