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NOVELLA LII


La Lieprina (Raccontata dalla Luisa vedova Ginanni)


Una volta in ne' tempi passi ci fu un Re con tre figlioli grandi, e questi tre figlioli avean tutti una gran smania di pigliare moglie. Su' padre però nun era contento di dargliela, perché dientro al su' core lui preferiva il più piccino; gli voleva più bene per esser lui bono e amoroso e quegli altri dua no, e l'idea del Re era di farlo erede della corona: ma per nun mettere dell'astio tra' fratelli il Re steva zitto e trandugiava a cercargli donna, sicché quando loro gliela chiesano nun gli parse vero, e immaginò un modo per rinuscire nella su' segreta 'ntenzione. Dunque disse il Re: - Andate a girare per il mondo; e quello che torna più galantomo, quello piglierà moglie. I tre giovanotti subbito ammannirno le robbe e i quattrini per il viaggio e doppo se n'andiedano, chi di qua, chi di là, per istrade diverse; ma il Re al più piccino gli diede di niscosto la potenzia della Corona, perché lui se ne servissi al bisogno. Accosì, ognuno dalla su' parte, camminavano in cerca della sorte per poi rivienire a casa e raccontare a su' pa' tutt'i successi, e che lui giudicassi chi era degno di moglie. Il più piccino de' tre giovanotti, e per nome s'addomandava Peppe, capitò doppo dimolti giorni a un'osteria in una città lontana, e rimase in nel vedere nel bel mezzo della piazza una bara con dientro un morto e che tutti sbergolando male parole lo strapazzavano. Chi gli strappava la barba, chi gli sbarbava i capelli, un altro gli portava via un orecchio, un altro il naso. Peppe a un simile spettacolo corse tra la gente; dice: [