Pagina:Nerucci - Sessanta novelle popolari montalesi.djvu/445

Loro han da' sapere, che doppo averla bramata un pezzo finalmente nascette a un Re e a una Regina una figliola e gli messano il nome di Caterina, e quando lei fu grande, i su' genitori l'affidorno a un Maestro a struirla, e perché non si svagassi nello studio, loro volsano che il Maestro e la scolara abitassino soli in una villa fora della città. Il Maestro a queste prime parole della Caterina cominciò a stralunare gli occhi e a divincolarsi 'n sulla ciscranna; ma la Caterina, 'nsenz'addarsene, seguitava: - Questo Maestro, abbeneché attempatotto e galantomo nell'apparenza, era 'n scambio un birbone e di cattive idee, sicché diviense 'nnamorato della su' scolara e voleva da lei un bacio; ma lei gli arrispose di no assoluto, e il Maestro impermalito gli lassò andare uno stiaffo; e nun contento di questo corse da' genitori della ragazza a raccontargli che la su' scolara si portava male e che lei aveva dato un bel ceffone a lui. Il Re tiense la su' parola, e comandò a' soldati d'ammazzare quella poera innocente e di portargli la su' lingua e i su' panni. Il Maestro a questo punto scramò: - Mi sento male, vo' andar via. - No, no, aspettate, - disse il babbo della Caterina. - È bene sentirla come finisce la novella. Dite pure, bella pastora. E la Caterina: - Ma i soldati furno più giusti di quel barbaro padre: non se le volsano imbrattare le mane con il sangue della ragazza e la lassorno dibandonata nel bosco doppo averla spogliata 'gnuda come Dio la fece, e al Re gli presentorno i su' panni e la lingua d'un cane per segno dell'ubbidienza. La ragazza rimasa lì sola gufata dientro un cespuglio e' la trovò la mattina un figliolo di Re che andeva a caccia; gli garbò, gli mettiede il su' mantello per coprirla, e 'nsomma la diviense su' sposa legittima, abbeneché alla rifruga per nun dar so spetto al padre del giovanotto che di questo matrimonio nun era contento; anzi, per meglio nisconderla lui e' la tieneva la moglie in una villa lontano dalla città, e in codesto logo, a su' tempi, la Caterina gli parturì un bel bambino. Ficuratevi il Maestro a un simile racconto! Sbergolò a un tratto: - Ohi! ohi! mi dole il corpo. Bisogna ch'i' vadia via. Dice il figliolo del Re: - Eh! no. Bisogna restar qui 'nsino 'nfondo, caro Maestro. A me la novella mi garba, sicché seguitate pure, [