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o? [422] Che non gli ho a voler bene al mi' Maestro? Il secondo giorno daccapo dimanda il Maestro: - Caterina, che mi vo' bene? E lei: - Perché no? Che nun gli ho a voler bene al mi' Maestro? Il terzo giorno ripicchia con la listessa domanda: - Caterina, che mi vo' bene? E lei: - Perché no? Che nun gli ho a voler bene al mi' Maestro? - Allora - dice il Maestro - dammi un bacio. Scrama la Caterina: - Oh! questo po' no. E lui indispettito, tunfete, gli sona uno stiaffo, e subbito nesce e corre al palazzo del Re. Quando il Re lo vedde il Maestro con quella faccia stralunita, dice: - Che 'gli è successo? C'è egli qualche novità? Dice il Maestro: - Pur troppo, Sacra Corona. La novità è, che la Caterina s'è fatta dimolto disubbidiente, e siccome i' l'ho volsuta gridare e lei m'ha lassato ire un bel ceffone in sul grugno. - Peggio per lei! - disse il Re. - I' gli mantiengo la mi' parola. E 'nsenza traccheggìo dà ordine a' soldati che vadiano alla villa, menino la Caterina dientro un bosco e lì gli taglino la testa diviato, e che 'n prova d'avere ubbidito gli portino la lingua e i panni della ragazza. Deccoti dunque che i soldati arrivano alla villa. Dice la Caterina: - C'è egli quache disgrazia? Che è morto il babbo? - No, sta bene. - È morta forse la mamma? - Che! anco lei sta bene. Dice la Caterina: - Oh! dunque, che volete? Dice il Sargente: - S'ha un brutto comando. - Ho da morire io? - domanda la Caterina. Dice il Sargente: - Pur troppo! e bisogna che s'ubbidisca il Re, e gli s'ha da portare la su' lingua e i su' panni per prova d'averla morta. Scrama la Caterina 'nsenza sturbarsi: - Tutto il male sia questo! Menatemi pure con voialtri, i' son pronta alla morte, quando lo comanda il Re mi' padre. Nescono e vanno in un bosco folto, in dove c'era un tabernacolo con l'immagine della Madonna; la Caterina gli si buttò 'n ginocchioni davanti per raccomandarsi l'anima, e 'nfrattanto i soldati discorrivano tra di loro pensando se ci fusse modo di salvare quella poera sciaurata innocente e nun patire nissun gastigo. Per fortuna viense a passare di lì un cane, e la Caterina che aveva sentuto i ragionamenti de' soldati, s'arrizzò e disse: - Se vo' siete nella bona 'ntenzione di nun ammazzarmi, pigliate la lingua di [