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per cinque giorni e un lume eterno per vederci; poi richiusan la buca col pietrone e ognuno se n'andette pe' fatti sua. Deccoti dunque Giuseppe lassato solingolo a morire di stento in quella caverna; lui però, almanco per nun istarsene in ozio, col su' lume 'n tra le mane volse disaminare il logo, e s'accorgé che de' cataveri ce n'era dimolti e con quegli un tesoro di ori, di argenti e di pietre preziose da contentarne magari il più 'ngordo; bensì lui pensava che nun gli servivano a nulla tutte quelle ricchezze, condannato a finir la vita a quel mo' per l'usanza salvatica dell'isola. Dunque, stracco e 'nfelice si mettiede a siedere in sul baule, e tirato fora di tasca l'orologio vedde che erano già du' ore di buio. Doppo s'arrizzò, e daccapo principia a girare dappertutto, cercando se 'n quella caverna ci fusse a sorte qualche nuscita segreta; ma nun potette trovar nulla; sicché rivienuto al su' baule, l'orologio segnava mezzanotte passata. Disperato, dibandona la testa 'n su' ginocchi, persuaso che oramai gli toccava soltanto aspettare la morte. Giuseppe steva da più tempo 'n quella postura, quando gli parse di sentire un rumiccìo; leva gli occhi 'ncuriosito, e da uno sprofondo e' vede un grosso animale, quasimente simile a un bove, che ripiva pian piano. 'Gli era l'animale detto esofo. La bestia s'accostò a un catavere, lo prendette co' denti, se lo mette 'n groppa e poi se n'andiede per la listessa via; e la notte doppo succedette il medesimo lavoro. Allora Giuseppe si fece animo, e accosì alla lontana gli tiense rieto all'animale, e quando fu a mezzo d'un corridoio a discesa, dallo sbùffito dell'acqua poté cognoscere che c'era un'apertura che finiva dientro al mare. Dunque, tutt'allegro di questo caso, ripigliò coraggio Giuseppe, perché lui s'immaginava che facile arebbe bucato fora d'addove sortiva l'esofo; ma per nun fuggire a mane vote risalì nella caverna, con l'idea di portar con seco il baule e anco quante gli rinuscissi caricarsi delle ricchezze chiuste in quella sepoltura; e poi e' ripensò che già faceva giorno, e che nun era prudente 'nsino a buio di arristiarsi a scappare con pericolo d'essere riacchiappo e ammazzato dagl'isolani. Sicché Giuseppe s'addeva con comido a ammannire ugni cosa per la su' intrapresa, quando a un tratto 'gli ascolta il solito miserere d'un mortorio, e vede spalancarsi la bocca della caverna: poi [