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NOVELLA IV


  • La bella Giovanna

(Raccontata dalla ragazza Silvia Vannucchi)


C'era una volta un contadino, che aveva una figliola dimolto bella, vispola e di mitidio, sicché lei era il divertimento di tutto il vicinato, e nun si metteva su una veglia insenza che c'invitassono anco la ragazza; e il su' nome, per quello che ne dicono le storie, fu Giovanna. In nella città vicina al paese di Giovanna comandava un Re, che lui pure aveva una figliola bella da nun si dire, ma, al contrario della Giovanna, questa Principessa s'addimostrava seria in viso e come addolorata, e a nissuno 'gli era mai rinuscito di farla ridere. Il Re su' padre steva sempre in pensieri per questo brutto naturale della figliola, s'arrapinava a tutto potere ugni dì a trovar qualche cosa di novo e di allegro e buffo, perché la ragazza si svagasse e ridesse: ma tutto fu invano. Un giorno il Re in nel discorrere co' su' cortigiani, uno gli fece assapere, che lì nel villaggio vicino alla città ci abitava un contadino, babbo d'una ragazza tant'allegra, ché dove lei era, la malinconia pareva isbandita. Questa nova racconsolò il Re oltre credenza, e subbito gli viense in mente di mandare a chiamare la ragazza, perché lei tienesse compagnia alla Principessa e badasse se gli rinusciva scionnarla e farla ridere; e 'nsenza indugio mandò un servitore al babbo della Giovanna col comando espresso che lui si presentassi alla Corte del Re. Il contadino rimase di stucco in nel sentire che il Re lo voleva, e gli viensero mille ubbie e sospetti per il capo: lui dubitava di aver commesso qualche mancanza, oppuramente Giovanna; abbeneché più credessi [