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rirlo della cecità. Scrama il Re a questa domanda: - Mi vo' dunque lassare anco te? Cieco e disgraziato com'i' sono, ho io da restare insenza punti de' mi' figlioli? Nun è possibile ch'i' ti dia questa licenzia, perché com'are' io da fare insenza nissuno di casa mia con meco? Dice Andreino: - Ma, caro padre, s'i' ho questo pensieri, nun è per dibandonarvi; anzi, la mi' idea è di trovargli tutt'addua i fratelli spersi e di più di portarvi l'acqua che guarirà i vostr'occhi ammalati. Nun abbiate temenza: i' averò più giudizio di Gugliermo e di Giovanni, se a loro gli è successo qualche disgrazia per nun averne uto assai. Lassatemi andare, i' ve ne supprico. Contrastorno un bel pezzo tra padre e figliolo, ma da ultimo il Re dovette accordargli a Andreino il permesso di fare la su' volontà; sicché ammannito tutto per il viaggio e con delle borse piene di quattrini Andreino montò sulla solita nave in nel porto del Regno, e con, un bon vento presto 'gli arrivò all'Isola di Buda. A male brighe, la nave fu ferma, domanda al Capitano Andreino: - Come si chiama questo logo? Dice il Capitano: - È l'Isola di Buda, in dove si trovano tante cose maravigliose e degne di esser viste. Se lei gradisce di scendere, s'accomidi pure, perché no' si riman qui du' giorni per riposarsi. Ma badi; nun se ne scordi d'arritornare a tempo, se lei nun vole rimanere in nell'isola com'è successo a du' altri giovanotti dimolti mesi addietro, che nun se n'è saputo più nulla. Andreino da queste parole del Capitano subbito capì che lui 'ntendeva parlare de' su' fratelli Gugliermo e Giovanni; sicché, più che mai 'nvaghito, scese dientro l'isola e principiò a girare per ugni verso, e tanto girò che viense a capo di ritrovare in quel bel palazzo di cristallo que' dua sperduti. Com'era giusto, nello 'ncontrarsi si ricognobbano e s'abbracciorno di tutto core; e poi Andreino volse sapere in che mo' loro s'erano scordi del babbo malato e che aspettava l'acqua per guarirlo. Dice il maggiore: - Ma! nun si sa. E' si viense qui come te, e ci siem rimasti per incanto, a quel che pare, perché nun è ora possibile che no' potiamo dilontanarci. Qui ci si sta troppo bene; ognuno di noi possiede una bella signora; la mia è la padrona; Giovanni sta con la damigella di compagnia; si gode, ci si spassa sempre, siemo padroni anco noi di tutto; e se te ci da' retta, resta anco [