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gli parse che lui fusse un Mago delle parti d'Armenia, vienuto lì per qualche incantesimo dalla città in dove steva la Regina Marmotta. Dice il Re: - Ma quest'acqua che il Mago ha detto, ci pol essere o no in que' loghi lontani? Arrisponde uno de' più vecchi sudditi: - Bisogna cercarla. Insin che nun si cerca, chi ne sa nulla? Se lei, Maestà, me lo permette, i' m'offerisco io d'andare in que' paesi foresti. Scramò Gugliermo: - Questo po' no. Se qualcuno ha da mettersi 'n questa 'ntrapresa, deccomi qua io. È troppo giusto che un figliolo pensi al su' caro padre. 'Gli è una fatica questa che tocca a me per il primo. Domanda il Re: - E quanto ma' tempo ci vole per arrivarci alla città della Regina Marmotta? Risposano: - Un tre mesi a un bel circa. - Dunque, - disse il Re, - caro figlio, i' ti benedisco. Piglia quattrini, piglia cavalli, piglia pure tutto quel che t'abbisogna, e va' pure 'n santa pace a questa ricerca dell'acqua per guarire gli occhi mia. I' aspetterò il tu' ritorno a gloria. Gugliermo, fatti i su' preparativi, se n'andiede per il su' viaggio; in nel porto del Regno s'imbarcò su d'una nave che partiva per l'Isola di Buda, d'indove, doppo tre ore di fermata per riposarsi, si seguitava il cammino in verso l' Armenia, e quando fu a Buda, volse Gugliermo scendere per girare in quell'isola. Deccoti, dunque, che in quel mentre che lui spasseggiava si scontrò con una bellissima femmina di gesti amorosi e dimolto ricca di beni, e tanto si perdiede a ragionare con seco, che le tre ore passorno insenza che lui se n'accorgessi, e la nave al tempo fisso sciolse le vele e lassò Gugliermo dientro a quell'isola. Gugliermo, dapprima e' n'ebbe dispiacenzia del caso successo, ma poi 'n compagnia di quella femmina lui finì con iscordassi anco del babbo; sicché a casa nun vedendolo più arritornare doppo i tre mesi, credettano che fusse morto addirittura. Il Re Massimiliano steva accosì in gran dolore per aver perso Gugliermo e per nun aver possuto provare l'acqua della Regina Marmotta che doveva guarirgli gli occhi; ma per consolarlo si profferte Giovanni di andare alla ricerca tanto del fratello che dell'acqua. Abbeneché al Re gli rincrescessi dirgli di sì per la paura che anco a Giovanni gli succedessi qualche disgrazia, da ultimo gli diede il permesso di partirsene; sicché Giov