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370] c'è, e te rimani costì a cercarlo, - e riserrorno la lapida, lassando quel disgraziato di Paolino assieme al morto. Paolino 'n quella sepoltura si diede a disperarsi, perché 'gli era 'mpossibile che da sé solo lui potessi aprire la buca; e badava a abbracciare il Vescovo e ugnolava: - Oh! poer'a me! Ora mi toccherà a morir qui di fame. Oh! l'ho uta la fiera e la cavalla! Ma 'n quel mentre gli parse di sentire delle voci e uno scarpiccìo di sopra alla lapida, sicché zitto e acquattato 'gli aspettava di vedere chi fussano, e s'accorgé che facevano di tutto per ispalancare la sepoltura. Spalancata che fu, sente uno che dice: - Scendi te. E un altro arrispondeva: - Io noe, de' morti i' n'ho paura. Insomma, gli erano degli altri ladri vienuti per rubbare le ricchezze del Vescovo morto. Doppo un po' di contrasto finalmente un de' ladri calò giù le gambe per rientrare, ma Paolino che steva attento fu lesto a abbrancargliele e a bociare: - Oh! birbone! Gua'! Quello credé che fusse 'l Vescovo, ritirò via le gambe con uno strattone, e poi urlando tutti per la gran paura scapporno, che pareva gli avessino il diascolo alle rene. Allora Paolino nescì fora della sepoltura, che già era giorno quasimente, da un orefice vendiede l'anello di diamanti, e gli toccò tanti quattrini da pagar la cavalla e da avanzargliene un bel sacchetto, sicché lui arritornò a Perugia più ricco di quando partì per vienirsene alla fiera.