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cavalli e servitori e girò mezzo mondo; ma una ragazza di su' genio nun gli rinuscì scontrarla, sicché lui arritornò a casa scapolo siccom'era partito. Dice lui a su' madre: - Io delle ragazze n'ho viste più di cento; ma tanto belle e garbose quanto la Rosina i' non n'ho trove, e 'l mi fermo pensieri è di sposare la Rosina. Siem cresciuti assieme, e lei sola mi pole contentare. La Regina a questo discorso nuscì da' gangheri; ma fu tutto inutile, perché il su' figliolo volse in ugni mo' la Rosina e la sposò a dispetto di su' madre, che propio si rodeva dalla rabbia e nun sapeva darsi pace, e nunistante gli conviense fingere una gran contentezza per questo sposalizio; l'aschero però se lo niscose dientro al core per metterlo fora a su' tempo. Successe che doppo pochi mesi la Rosina s'accorgette d'esser gravida, e appunto nel listesso tempo al Re gli mossano la guerra, e bisognò che pigliassi 'l comando de' su' soldati per menargli a battagliare fora de' confini del Regno, ma lontano dimolte miglia. Il Re voleva che la su' mamma stéssi a custodire la Rosina, e quella vecchia scontrosa si diniegò assoluto, e per cavarsi dall'impiccio nuscì dal palazzo e andette a serrarsi dientro un convento. Dunque il Re lassò la sposa alla Corte, con ordine che ugni tanto tempo un postiglione gli portassi le su' nove; ma la vecchia che lo seppe, anco lei comandò che il postiglione doveva sempre passar da lei, tanto in su che 'n giù, per potere scrivere al su' figliolo e ricevere le risposte. E 'n sulle prime non ci fu nulla da dire, ma quando un bel giorno la Rosina partorì du' maschi, la vecchia diede al postiglione da cena e da bere un vino alloppiato e gli scambiò, in nel mentre che lui dormiva com'un ghiro, la lettera della bona nova, e gliene mettiede dientro la bolgetta un'altra, addove c'era scritto: "La tu' cara Rosina ha fatto du' brutti mostri, e tutti 'l popolo in scombussolo gli urlano: bruciategli, e la città e il Regno dal gran dispiacere s'èn' vestiti a bruno, e ci vole dimolta fatica a tienere ognuno all'ubbidienza che nun facciano una ribillione." Alla partenza il postiglione nun se n'addiede dello scambio, e arrivò alla presenzia del Re: - Che novità porti? - Bone, Maestà, - dice il postiglione: ma quando il Re 'gli ebbe letto lo scritto, subbito cascò per le terre svienuto dalla gran pena e ci volse del bono a farlo ritornare 'n sé. Allora lui [